Votazione lampo: il testo di legge che inasprisce le pene per gli illeciti commessi da magistrati contro la pubblica amministrazione è stato approvato con 178 Sì in poco più di un'ora. Perplessità di chi lo vede come una "vendetta del mondo politico nei confronti della magistratura"
Pene più severe per i magistrati che commettono reati contro la pubblica amministrazione: il Senato ha votato all’unanimità il disegno di legge contro le “toghe sporche“, che inasprisce le pene per tutti i reati, dalla corruzione alla concussione, ad eccezione del peculato e dell’abuso d’ufficio. La legge passa ora alla Camera.
Il provvedimento, passato con 178 sì in poco più di un’ora, porta la firma di due ex magistrati, ora senatori di Forza Italia: Francesco Nitto Palma e Giacomo Caliendo. Non erano mancate le perplessità di chi, come osserva Loredana De Petris di Sinistra Italiana, lo vedeva come una “vendetta del mondo politico nei confronti della magistratura”, soprattutto in un momento delicato per via del numero inchieste giudiziarie in cui sono coinvolti partiti e parlamentari.
Tutti, dal Pd al centrodestra al M5S, sono stati concordi sul testo che aumenta gli anni di carcere per i togati condannati per concussione: fino a 18 anni, mentre ora la pena va dai 6 ai 12 anni. “Siamo estranei a ogni visione ideologica del ddl in tema di volontà punitiva verso certe categorie degli operatori del diritto come i magistrati – spiega il senatore pentastellato Maurizio Buccarella – ma è indubbio che il maggior disvalore sociale del fenomeno corruttivo si raggiunge quando è posto in essere da chi si trova nelle stanze dove si amministra la giustizia e dove la corruzione deve essere combattuta”.
I senatori di Mdp Doris Lo Moro e Felice Casson, pur avendo votato a favore, avevano espresso qualche critica: secondo gli ex magistrati non è con l’ulteriore “aumento delle pene che si combatte la corruzione” e al suo posto si sarebbero potuti esaminare “ben altri provvedimenti importanti” come quelli ad esempio contro la criminalità organizzata e per salvare i processi dalla prescrizione.
Lo Moro in particolare ha dichiarato che il testo di legge, così formulato”guarda con sospetto al mondo giudiziario” e inoltre si augura quindi di non arrivare a provare, quando andrà in pensione da magistrato “lo stesso disdoro per la categoria che provano Palma e Caliendo”. Ma è tempestivamente arrivata la replica di Palma: “Perché se esiste un reato specifico di corruzione in atti giudiziari, cioè un’ipotesi aggravata rispetto alla normale corruzione, non si deve prevedere l’ipotesi di una concussione commessa dal magistrato?”. Palma inoltre ha criticato chi (come la Lo Moro) continua a restare in magistratura pur essendo parlamentare. “Non si può essere prostitute e vergini nello stesso tempo”, ha detto citando Marx: molti democratici però si sono dissociati da questa frase “non elegante”. Piergiorgio Morosini, del Consiglio Superiore della Magistratura, ha commentato: “Non mi sembra che sia un’iniziativa che miri a colpire la magistratura” né che sia “figlia di una voglia di rivincita”.