Filcams, Fisascat e UilTucs in una nota congiunta annunciano lo stato di agitazione. Il gruppo svedese dell'abbigliamento low cost, sostengono, è in forte espansione e fa un ricorso "spropositato" ai contratti a chiamata
Novantacinque esuberi e la chiusura di quattro punti vendita: H&M, il gruppo svedese dell’abbigliamento low cost, ha annunciato una procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori di alcuni negozi di Milano, Cremona, Venezia. Filcams, Fisascat e UilTucs, i sindacati che tutelano i lavoratori del settore del commercio, in una nota fanno sapere che ritengono la procedura “inaccettabile, visto che l’azienda non versa certo in una situazione di crisi” e anzi ha aperto nuovi punti vendita. Il gruppo ha chiuso il bilancio 2015-2016 con un utile di 2 miliardi di euro.
“La chiusura dei negozi e la pesante messa in discussione occupazionale sono state decise unilateralmente dall’azienda nel bel mezzo di un difficile confronto tra le parti”, si legge nella nota, che annuncia “lo stato di agitazione dei dipendenti” con decorrenza immediata. Durante il confronto i sindacati si erano resi disponibili a “discutere di organizzazione del lavoro” con l’obiettivo di salvaguardare i posti “rendendo più efficiente la rete vendita H&M”.
I negozi coinvolti sono quelli di piazza San Babila e corso Buenos Aires a Milano, il punto vendita di Cremona e quello di Le Barche di Mestre (Venezia). Tuttavia l’azienda, si legge nella nota, ha recentemente deciso “l’apertura di diversi punti di vendita a livello di gruppo”, notano i sindacati. Che rincarano la dose parlando di “dichiarazione di esuberi che risulta ancora più ingiustificata in considerazione della forte attività di espansione sostenuta dall’impresa” e puntano il dito contro “il ricorso spropositato e strutturale al lavoro a chiamata“. “Per la gravità della situazione e le preoccupanti e possibili implicazioni”, concludono, saranno adottate “tutte le misure consentite a tutela della dignità e dei diritti dei lavoratori”.