Dopo il muro contro muro, l’accordo è stato trovato. Stati membri e Parlamento Ue hanno raggiunto un’intesa sul finanziamento della ricostruzione post terremoto usando per il 95% fondi europei. Lo stesso varrà per gli interventi necessari in seguito ad altri disastri naturali, come le alluvioni. La proposta iniziale della Commissione Ue prevedeva che le opere di ricostruzione fossero finanziate al 100% con i fondi per lo sviluppo regionale (Fesr), senza una quota di cofinanziamento da parte dei Paesi membri. Il compromesso del 95% supera lo stallo a cui si era giunti dopo la richiesta, avanzata dalla Germania e appoggiata da Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia, di fissare la soglia al 90% .
Nel novembre scorso, la commissaria alla politica regionale Corina Cretu aveva avanzato l’idea di cambiare il regolamento del Fesr in modo da consentire che potesse essere utilizzato senza cofinanziamento nazionale per le opere di ricostruzione nei Paesi devastati da catastrofi naturali. L’idea non aveva però convinto gli stati membri, che a fine marzo avevano concordato l’introduzione di una quota di cofinanziamento nazionale del 10%.
Mercoledì 24, durante la riunione degli ambasciatori dei 28 Paesi, Parlamento e Consiglio Ue hanno concordato di limitare al 5% l’importo che i Paesi saranno tenuti a versare. “Questo significa che il contributo per alcune regioni quasi raddoppierà rispetto all’attuale livello del 50%. Il supporto totale per le regioni colpite da catastrofi potrebbe arrivare a 9,8 miliardi per il periodo 2014-2020“, scrive il Consiglio in una nota. L’intesa dovrà ora essere approvata ufficialmente da Consiglio Ue e Parlamento europeo per entrare in vigore. Nonostante il cambiamento dei termini di spesa, non ci saranno variazioni nel bilancio del Fesr per il periodo 2014-2020, che resta di circa 196,4 miliardi.
Cretu, pur “dispiaciuta” che non sia passata la sua proposta del 100%, ha detto che “a partire da oggi, grazie a questo compromesso si potranno accordare rapidamente finanziamenti indispensabili alle zone colpite da calamità naturali”. In particolare, ha aggiunto, “penso alle regioni d’Italia ripetutamente colpite da terribili terremoti lo scorso anno e di nuovo nel mese di gennaio”. In svariate occasioni, ha ricordato la commissaria, “il presidente Juncker ha espresso la sua profonda ammirazione per i cittadini italiani, che hanno dato prova di un coraggio straordinario in momenti molto difficili, e ha confermato la ferma volontà dell’Unione europea di sostenere la completa ricostruzione”. Per questo motivo, ha continuato, “riteniamo importante garantire che questo sostegno speciale dell’Ue possa essere attivato immediatamente, a integrazione dell’assistenza fornita dal Fondo di solidarietà”. Anche perché, ha evidenziato, “aumentando il contributo finanziario dell’Unione europea ai lavori di ricostruzione si potranno anche risparmiare risorse nazionali”.
All’epoca della proposta della Cretu, la modifica del regolamento sui fondi appariva paradossalmente rischiosa per Roma, perché se il conto fosse stato saldato interamente da Bruxelles il governo italiano avrebbe avuto meno margini per invocare le “spese eccezionali” per il sisma come arma di trattativa con la Commissione sui decimali di decifit da limare. Tuttavia ora, con l’esecutivo Ue che ha ufficialmente archiviato l’austerità e sembra disposto a concedere all’Italia nuova flessibilità sul deficit, la questione passa in secondo piano.