Un altro medico radiato dopo Roberto Gava. Dario Miedico, medico legale, uno dei firmatari di una lettera che esprimeva perplessità sulle vaccinazioni pediatriche di massa, è stato sanzionato dall’Ordine dei medici di Milano. Tra i firmatari della stessa lettera c’era anche il dottor Gava già radiato nei mesi scorsi dall’Ordine di Treviso. Il 19 maggio scorso il governo ha varato un decreto per l’obbligatorietà dei vaccini per i bambini da 0 a 6 anni facendo passare da 4 a 12 quelli obbligatori. Il rifiuto sarà punito con multe e la perdita della potestà genitoriale.
Il procedimento disciplinare a carico di Miedico, epidemiologo di 77 anni, era stato aperto a gennaio e il canice bianco era stato ascoltato dalla commissione disciplinare dell’Ordine, a cui è iscritto da 51 anni, per le sue posizioni considerate contrarie alle vaccinazioni. Noto per le sue apparizioni televisive e radiofoniche e per la sua vicinanza al Comilva (Coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione), Mielico era stato ascoltato per circa un’ora e mezza e al termine dell’interrogatorio aveva detto di non aspettarsi di essere radiato.
La lettera era stata inviata nell’ottobre 2015 a Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, per rispondere in merito alle sue “prese di posizione pubbliche sul tema delle vaccinazioni pediatriche”. Dei 153 firmatari la lettera, 17 sono esperti di Milano; e nelle ultime settimane, spiegava l’Ordine, “abbiamo ricevuto più segnalazioni che ci chiedevano di prendere provvedimenti in merito”. Il primo firmatario era Gava che in una intervista al FattoQuotidiano.it aveva spiegato di non rifiutare i vaccini ma di essere “perplesso” rispetto alle vaccinazioni “indiscriminata di massa”.
Per questo, ma anche per chiarire il grado di coinvolgimento di ciascuno degli esperti con i contenuti della lettera, “si svolgeranno dei colloqui nelle prossime settimane”, con cui si potrà stabilire se aprire procedimenti disciplinari o avviare eventuali approfondimenti con la Commissione Medica dell’Ordine di Milano. L’Ordine, intanto, precisa di essere ancora “in una fase molto preliminare”, e di muoversi “in modo cauto”.
“La cosa mi pesa molto, e farò il possibile per fare ricorso e far ritirare il procedimento. Ma dovrò aspettare le motivazioni, perché non ho ancora ricevuto alcuna indicazione in merito – dice Miedico – Faremo il possibile, perché pensiamo che tutelare la salute dei bambini e degli adulti sia questione di informare adeguatamente sulle vaccinazioni, anziché imporle. Purtroppo le scelte del Governo vanno nella direzione di imporle, e di far fuori tutti quelli che hanno una voce appena un po’ critica. Non tanto sulle vaccinazioni, il che sarebbe assurdo visto il loro significato anche importante, ma per zittire chiunque ponga dei problemi sul tema delle vaccinazioni, che sono sacrosanti”. Miedico, che ha fatto sapere di aver già ricevuto diversi messaggi di solidarietà, ha infine ribadito di “non essere assolutamente contrario ai vaccini, nonostante mi accusino del contrario. Sono contro qualunque obbligo, perché uno dei pericoli maggiori è quello di sottovalutare i rischi delle vaccinazioni”.
“Esterrefatti, siamo tutti senza parole per tale evento che pare far ritornare l’Italia ai tempi del nazi-fascismo, ma crediamo fortemente che sia una mossa voluta e pianificata che – si legge in una nota del Comilva – La scienza ha deciso di imbavagliare chi non si allinea completamente con le direttive fornite. Nessuno di noi, medici compresi, può manifestare ora come ora, il proprio dissenso e il proprio sdegno per le decisioni e le misure prese in ambito vaccinale”.
Intanto il “Gruppo Genitori No Obbligo Lombardia” annuncia che “oltre 2 mila famiglie lombarde sono pronte a misure legali per bloccare” il decreto che introduce l’obbligo vaccinale per accedere a nidi e scuole. In una nota si parla di “profondo sdegno nei confronti del decreto Lorenzin: una misura straordinariamente violenta e immotivata nei confronti delle famiglie e lesiva dei diritti individuali di bambini e genitori in materia di libertà di scelta terapeutica e, in ogni caso, anche di diritto all’istruzione e alla socialità, in un momento in cui, per stessa dichiarazione del premier Gentiloni, ‘non vi sono condizioni di urgenza”.