Era il 31 ottobre del 2014. Il consiglio dei ministri, presieduto da Matteo Renzi, annunciava il varo definitivo del 730 precompilato, presentato in primo esame al consiglio dei ministri del 20 giugno 2014. “Al via la dichiarazione precompilata per lavoratori dipendenti e pensionati. La dichiarazione precompilata rappresenta una rivoluzione copernicana nel rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuenti. Da ora in avanti, sarà il fisco a raccogliere i dati, elaborarli per inviare al contribuente la dichiarazione dei redditi già compilata. Il contribuente si dovrà preoccupare soltanto di verificare l’esattezza e la completezza dei dati“.
Questo l’incipit trionfalistico del comunicato stampa diffuso da Palazzo Chigi, che ufficializzava l’introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata. “In via sperimentale”, venne dichiarato, “il 730 precompilato varrà a partire dall’anno 2015, per i redditi prodotti nel 2014″.
Il 2017 è dunque il terzo anno di vigenza del “rivoluzionario” 730 precompilato. In un Paese normale ci si sarebbe aspettati che, dopo ben due anni di rodaggio, fosse stata realizzata la cosiddetta quadratura del cerchio. Rappresentata dalla certa e sicura canalizzazione verso la banca dati del fisco di ogni informazione utile alla pre-compilazione della dichiarazione da parte dell’Agenzia delle entrate. Così da far arrivare nelle case di 20 milioni di italiani, tra lavoratori dipendenti e pensionati, e come era stato promesso, il 730 pronto per essere firmato e riconsegnato. Con la conseguenza di semplificare la vita ai contribuenti e soprattutto di far risparmiare allo Stato una decina di euro rimborsati ai Caf per ogni dichiarazione dei redditi effettuata presso i propri sportelli.
Per il ministero diretto da Marianna Madia, che ha in gestione il sito italiasemplice.gov.it, dedicato all’Agenda per la semplificazione 2015-2017, tutto sarebbe andato liscio. Un trionfo, addirittura. Nella pagina del portale dedicata al 730 precompilato, l’unica news, postata due anni fa, dà conto del fatto che “è stato un successo il primo anno di sperimentazione della dichiarazione dei redditi precompilata: su 20.442.683 di dichiarazioni precompilate dalle Entrate, sono stati inviati tramite intermediari o in fai da te 19 milioni di 730 online (il 93% del totale). Nel dettaglio: 17.627.068 dichiarazioni sono state inviate tramite Caf e intermediari, mentre 1.414.478 sono state inviate direttamente dai contribuenti”.
La realtà è ben diversa, com’è in parte già noto. E lo dico non da esperto in materia, ma in qualità di “vittima” della materia, perché sono reduce dalla consueta sessione di varie ore con il mio specialista, cui mi affido da anni per la dichiarazioni dei redditi. Benché la situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria del mio nucleo famigliare sia assolutamente ordinaria, è stato sorprendente constatare che il mio 730 precompilato, anche quest’anno, era incompleto ed inesatto in varie parti.
Partiamo dalle spese di ristrutturazione che, come altri costi deducibili, dovrebbero essere automaticamente caricati in detrazione: a fronte di circa 25mila euro pagati in scrupoloso ossequio a tutti i crismi sanciti dal fisco, nel 730 precompilato erano stati caricati solo 6.600 euro. Per le spese sanitarie – relative a medicinali, ticket, visite specialistiche e dispositivi medici – mancavano all’appello poco più di 800 euro a fronte dei 2.200 euro sborsati. Mi chiedo in modo retorico: è davvero impossibile far dialogare, com’era stato assicurato, farmacie, strutture sanitarie, studi medici con le banche dati del fisco?
Nel mio 730 precompilato c’erano anche degli omissis: completamente assenti le erogazioni liberali a due istituti scolastici pubblici, al pari delle spese annuali di iscrizione dei figli a due società sportive. Poi la spesa per gli interessi sul mutuo, correttamente riportata dal 730 precompilato dall’Agenzia delle entrate, non era stata stranamente imputata. Il motivo? La necessità di verificare il “possesso dei requisiti”. Come a dire: ma sei proprio tu l’intestatario del mutuo per il quale risultano addebitati sul tuo conto corrente migliaia di euro di interessi?
Molti di voi diranno: ma Crepaldi, che ti costa verificare l’esattezza e completezza dei dati riportati nella dichiarazione precompilata? Rispondo con un altro interrogativo: che cosa impedisce di ammettere che la “rivoluzione copernicana” del 730 precompilato si è rivelata, fino ad ora, un bluff?
@albcrepaldi