“La mia nomina? Ho già spiegato, leggete i giornali, saluti”. Senza rispondere alle domande, taglia corto con poche parole Tiziano Treu, da poche settimane diventato nuovo presidente del Cnel. L’ex ministro del Lavoro ha partecipato alla presentazione del libro “La conciliazione fra tempi di vita e di lavoro” (di Alessandra Servidori e Barbara Maiani) con la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e il senatore Maurizio Sacconi. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è lo stesso che Treu voleva pochi mesi prima abolire. Basta ricordare come Treu si fosse speso per fare campagna per il Sì al referendum costituzionale, firmando il manifesto della riforma Renzi-Boschi, che prevedeva tra i punti principali proprio la soppressione dell’organo. Eppure, pochi mesi dopo il verdetto delle urne che ha bocciato quella stessa riforma, Treu non si è fatto troppi scrupoli ad accettare la presidenza. Una contraddizione? “Non prenderò un euro, lasciare marcire il Cnel sarebbe stato disdicevole”, aveva difeso la sua nomina con un’intervista al Corriere della Sera. Con tanto di promesse di rilancio. Peccato che pochi giorni fa la prima commissione del Senato abbia già stoppato l’autoriforma proposta dagli stessi consiglieri rimasti in carica al Cnel (una ventina, che ambiscono pure al ritorno delle indennità, già cancellate, ndr). A Palazzo Madama, tutto si è però fermato alla relazione di Mario Mauro, con quasi tutti i gruppi parlamentari che hanno annunciato il proprio voto favorevole alla proposta della Lega Nord di presentare, in Aula, una pregiudiziale di costituzionalità. “Non commento queste cose”, si è limitato a replicare Treu, rifugiandosi nel silenzio.
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