“Il motivo per cui uso l’aggettivo gipsy/gitano e non il dispregiativo ‘zingaro’, è perché vorrei spiegare a chi lo utilizza – anche solo per abitudine e parlar comune – che non è quella la parola giusta per definire i nomadi o i cosiddetti girovaghi”. Delgado ha le idee chiare e, come ci si aspetta da un rapper, le parole e le definizioni sono importanti per lui. In questi giorni esce il suo singolo “Un Gipsy ad Hollywood”, il cui video (che vi presento in anteprima) è stato girato interamente nel campo nomadi in cui è cresciuto.
Il giovane artista rivendica in pieno le proprie radici. “Vengo da una delle più antiche culture che ancora popolano il mondo odierno: i Sinti, che per natura rappresentano la capacità di trasmettere e ricevere le suggestioni e le influenze dai territori e dalle culture più diverse. I Sinti sono tipicamente giostrai e circensi, e così la mia famiglia. Questa tradizione ha fatto sì che da piccolo io vivessi costantemente dentro un paese dei balocchi, una realtà che ogni bambino ama, e che mi sentissi sempre apprezzato all’interno del mio mondo”.
Pur avendo subito inevitabilmente alcuni episodi di discriminazione e pregiudizio, è evidente come preferisca di gran lunga concentrarsi sull’aspetto positivo della propria vicenda personale ed artistica: “Mio padre è gitano, mentre mia madre no. I miei genitori sono l’emblema dell’integrazione, la speranza che l’integrazione è possibile. Nella mia canzone dico: “Siamo ITALIANI al tal punto da non ricordare da quante generazioni”. Ebbene, ogni italiano ha la sua storia, le sue usanze e la sua tradizione…ed io ho la mia! Siamo tutti uguali nella nostra diversità”.
Non si sottrae quando la discussione si fa più serrata e difficile: «Un paese che si definisce culturalmente avanzato non può, per pigrizia mentale, accomunare i Rom e i Sinti ad esempio sotto il dispregiativo “zingari”. Noi abbiamo una cultura diversa dai Rom, come loro ne hanno una differente da noi e quindi meritiamo di affermarci con le nostre unicità entrambi”.
Le parole più belle, però, sono quelle che mi dice prima di salutarmi: “L’Hip-Hop ha sempre cercato di unire le varie culture per crearne una sola, tenendosi in vita dai battiti reciproci”.
Delgado fa dell’ottimo rap. Da un po’ lo tengo d’occhio anche perché mi piace la sua attitudine indipendente: è lui stesso a comporre le basi su cui scrive. Ma questa canzone – complice anche il video, che regala dei bellissimi ritratti delle famiglie sinte – mi ha colpito in particolar modo. Forse è il momento della sua definitiva maturazione, forse “Un gipsy ad Hollywood” riuscirà ad insegnare qualcosa anche a noi.