Approfittando del mio blog su ilfattoquotidiano.it, una redazione con posizioni sensibilmente distanti dalle mie sull’argomento, ma che si conferma una delle poche isole di libertà di stampa e informazione in un panorama fortemente desolante come quello italiano, voglio proporvi oggi delle immagini importanti provenienti dal Venezuela. Non pretendo certo di convincere chi la pensa diversamente da me: sono impegnato oramai da tempo sul fronte della libertà e della completezza dell’informazione, che presenta del resto indubbie attinenze con il settore della ricerca (in cui opero). Vorrei però che tutti avessero la possibilità di costruire la propria opinione in merito, attingendo a una serie di fonti, informazioni, notizie, immagini, in modo effettivamente completo e, per quanto possibile, imparziale.
Sul Venezuela, come ho avuto modo di scrivere più volte, non è così che avviene. È in atto da anni un vero e proprio bombardamento mediatico che mira a “fabbricare” nell’opinione pubblica la sensazione che il Venezuela sia un Paese oramai in bancarotta, che quello di Maduro sia un governo dittatoriale e repressivo, colpevole di varie vittime civili; che i pacifici manifestanti dell’opposizione vengono maltrattati e vessati dalle truppe del regime, che quest’ultimo è oramai isolato in seno al popolo, ecc. A tale bombardamento mediatico, si aggiunga la posizione dei partiti dell’ancien régime italiano (dal Pd a Forza Italia, passando per Lega e Fratelli d’Italia, con l’unica eccezione del Movimento cinque stelle e della sparpagliata sinistra) che fanno proprie le posizioni dell’opposizione venezuelana più retriva, con l’illusione di poter attingere, in vista delle elezioni politiche, al discreto serbatoio degli emigrati italiani in Venezuela, che per una serie di ragioni storiche sembrano propendere in maggioranza per la destra.
La mia tesi, che ho avuto più volte modo di esporre su questo blog, è invece che sia l’opposizione, specie nelle sue frange più violente, a spingere da tempo l’acceleratore sugli scontri di piazza, con il preciso obiettivo di provocare vittime e determinare un clima catastrofico che possa indurre Trump, che si è già espresso in questo senso, a intervenire militarmente per affossare il governo chavista, come del resto gli Stati Uniti hanno fatto in America Latina, indirettamente o direttamente, decine e decine di volte nel corso degli ultimi due secoli.
Basta del resto scorrere l’elenco delle vittime per rendersi conto di come la maggior parte di esse siano o membri delle forze dell’ordine o passanti o vittime della violenza dell’opposizione. A tal proposito, vi invito a vedere il primo video che non vedrete mai in televisione: mostra un giovane ritenuto chavista, non si sa se a ragione, cosparso di benzina e bruciato vivo dai “pacifici” manifestanti dell’opposizione, che in molti casi assumono identità e modi di operare che ricordano il peggiore fascismo (alcuni ricostruzioni hanno introdotto differenti motivazioni che sembrano scarsamente credibili anche alla luce della testimonianza della vittima). Peraltro, anche prendendo per buona la versione secondo la quale si tratterebbe di un ladro, il barbaro episodio dimostra la natura incivile e violenta della malavita che purtroppo sempre più anima le manifestazioni dell’opposizione.
Il secondo video che vi propongo è ancora più recente e mostra la grande manifestazione per la pace che si è svolta ieri a Caracas. Non sembra da questo video che Maduro e il suo governo siano del tutto isolati dal popolo, immagine che i nostri media ripropongono fino alla nausea, riuscendo spesso a fare breccia in settori poco informati dell’opinione pubblica, che sulle questioni internazionali rappresentano peraltro la maggioranza, vista anche la pessima qualità, in genere, dell’informazione internazionale in Italia. Vero è che esiste un settore molto consistente e forse maggioritario del popolo venezuelano che non vuole la guerra civile e sta resistendo per salvaguardare la pace e ampliare la democrazia, anche nella direzione della prossima assemblea costituente e delle scadenze (elettorali e di altro genere) che si prospettano.
Aspetti della realtà certamente parziali, ma utili a farsi un’idea (per quanto possibile) obiettiva e realistica della situazione in Venezuela. Ignorare la realtà o mistificarla significa infatti, in questo come in molti altri casi, preparare il terreno all’odio, alla guerra e alla violenza, che vanno scongiurati nell’interesse dell’intero popolo venezuelano (antichavisti compresi). Sarebbe utile che di quest’esigenza di obiettività e completezza si facesse carico anche chi, come Amnesty International, svolge in parecchie situazioni un ruolo importante, ma che sul Venezuela appare assai poco informato rischiando di assumere posizioni affrettate e tendenziose, come denunciato da una lettera firmata dal Premio Nobel Adolfo Perez Esquivel ed altri.