“L’eccesso di regolazione e la scarsa qualità della regolazione, portano all’impossibilità di sapere cosa si può e cosa non si può fare, ciò che è lecito e ciò che è illecito. Talvolta sembra che tutta una serie di provvedimenti legislativi, amministrativi e perfino le sentenze, siano scritte attraverso la logica del ‘rendere difficile il facile attraverso l’inutile'”. Lo ha detto il sostituto procuratore di Roma, Paolo Ielo, intervenendo alla presentazione del report “Termometro della corruzione”dell’associazione Riparte il futuro che valuta l’impatto della corruzione sul nostro Paese rispetto agli altri Stati dell’Unione europea. Uno studio da cui emerge un quadro a tinte fosche con il Pil più basso, una maggiore disoccupazione, e una massiccia fuga di cervelli.  Maglia nera, ancora una volta, alle quattro regioni del sud: Campania, Calabria, Molise e Puglia. “Ma è l’Italia tutta ad essere malata di corruzione e a porsi come fanalino di coda rispetto agli altri paesi europei”, spiega Federico Anghelé di Riparte il futuro nel corso della presentazione alla Camera con la presidente Laura Boldrini, il giornalista Bill Emmott. “La corruzione – si legge nel Termometro – ha un impatto negativo anche sul gettito fiscale di un Paese poiché riduce l’ammontare delle imposte riscosse sia effettive sia potenziali. Riducendo la corruzione in Italia si potrebbero prevedere maggiori entrate per lo Stato e di conseguenza si potrebbero ridurre le aliquote fiscali per ottenere lo stesso gettito fiscale”

 

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