Un’esecuzione in piena regola. Due colpi di pistola calibro 7,65 non hanno lasciato scampo a Bruno Ielo, un ex carabiniere che da pensionato gestiva una tabaccheria a Gallico nella periferia nord di Reggio Calabria. Stava rientrando a casa con lo scooter. La figlia lo seguiva in auto. Erano da poco passate le 21, giovedì sera, quando un altro scooter con due persone a bordo lo ha affiancato. Pochi secondi e Ielo è caduto a terra sulla via Nazionale a Catona, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Il primo colpo lo ha ferito alla mano facendogli perdere il controllo del mezzo, il secondo alla mandibola lo ha ucciso all’istante. A terra solo i due bossoli e una pistola sulla quale adesso sono in corso gli accertamenti della Scientifica.
La figlia ha assistito a tutta la scena ma non ha potuto fare niente. L’ex carabiniere era già morto. In tasca aveva ancora 7mila euro in contanti, l’incasso degli ultimi giorni. Il fatto che i killer non l’abbiano preso, lascia pensare che non si tratti di una rapina andata a male. La dinamica dell’agguato è stata filmata dalle telecamere di alcuni esercizi commerciali. Le modalità sono senza dubbio mafiose. Le indagini al momento sono condotte dalla squadra mobile con il coordinamento del pm Giovanni Gullo ma probabilmente potrebbero presto passare alla Dda.
Il fascicolo, infatti, è già sulla scrivania del procuratore Federico Cafiero De Raho. C’è da capire cosa si nasconde dietro. Non è escluso che Ielo, 66 anni, si sia opposto a una richiesta estorsiva e per questo potrebbero avergliela fatta pagare. Ipotesi però che, secondo gli investigatori, andrebbe anche oltre la semplice estorsione. Forse un agguato che serva da lezione agli altri, colpendo chi aveva subito un tentato omicidio già nell’agosto 2016 quando due persone con il casco sono entrate nella sua tabaccheria e gli hanno sparato in bocca. Il tutto è avvenuto sotto le telecamere. Anche in quella occasione buona parte dei soldi che i sicari erano riusciti a prendere dalla cassa dopo aver sparato a Ielo è caduta davanti all’ingresso dell’esercizio commerciale. Uno dei due soggetti aveva in pugno una pistola 7,65 simile a quella utilizzata per l’omicidio di ieri sera. L’ex carabiniere si era salvato ma grazie a quel filmato, gli uomini della squadra mobile avrebbero riconosciuto i due killer e le indagini sarebbero anche a buon punto.
Ritornando all’omicidio di ieri sera, dopo aver eseguito diverse perquisizioni a casa dei pregiudicati della zona, in queste ore gli inquirenti stanno incrociando i dati di alcuni fascicoli che potrebbero avere un collegamento con i due attentati subiti da Bruno Ielo. In particolare si tratta di altre inchieste a carico di un paio di soggetti che sarebbero stati riconosciuti nel filmato di agosto dove si vede uno dei due che zoppica e ha uno strano modo di camminare.
Le indagini sono ancora in corso e non trapela nulla dagli investigatori e dalla Procura. Tuttavia stando ad alcune indiscrezioni accreditate, tra le ipotesi in fase di accertamento c’è che il delitto consumato a Catona potrebbe avere a che fare con due ex sorvegliati speciali che erano stati denunciati nel gennaio 2016 (prima quindi che l’ex carabiniere subisse il primo attentato) perché trovati con documenti falsi, con alcune maschere professionali e con degli appunti dove c’erano le indicazioni del luogo dove ritirare le armi per una rapina a un portavalori che sarebbe avvenuta in Lombardia.
Pochi mesi fa, gli stessi soggetti sarebbero stati arrestati dalla Mobile e dalla guardia di finanza perché trovati in possesso di numerose dosi di eroina e cocaina oltre che di una cinquantina di proiettili, sempre calibro 7,65. Uno è ancora in carcere ma l’altro è uscito subito perché scagionato dall’amico che si è assunto tutta la responsabilità. Inoltre, nei giorni scorsi, il sorvegliato speciale in libertà sembra aver subito l’ennesima perquisizione.Gli agenti della Mobile stanno visionando i filmati delle ultime settimane all’interno della tabaccheria nel tentativo di capire se c’è stata qualche richiesta di denaro e se chi ha sparato è solo l’esecutore materiale o qualcosa di più.
“L’indagine per la precedente rapina è tutta aperta. – ha affermato il procuratore De Raho – L’omicidio di ieri è un fatto che per la modalità merita di essere letto in un contesto più ampio. È stata un’azione che non ha dato scampo. Parlare di estorsione è prematuro perché non fa comprendere il perché poi abbiano tolto la vita alla vittima. Dobbiamo stare molto attenti all’interpretazione di questo delitto”.
Quello di Bruno Ielo è il secondo omicidio consumato a Catona nel giro di pochi mesi. A dicembre è stato ucciso il marocchino Tarik Kacha, di 34 anni. Un agguato mafioso maturato, probabilmente, negli ambienti del traffico di droga gestito dalla ‘ndrangheta reggina che, nell’ultimo periodo, sta attraversando una fase pericolosa. Lo dimostra la recente inchiesta “Eracle” dove è emerso come giovani rampolli dei clan sparano e fanno sparare approfittando che i boss anziani sono in carcere. Un pentito parla di come il figlio di un capobastone di Archi sia riuscito a piazzare e fare esplodere un ordigno davanti al suo centro scommesse in un orario in cui poteva provocare una strage. Nei giorni scorsi, infine, alcuni soggetti legati alla cosca De Stefano sono stati arrestati per un’estorsione a una pizzeria. Durante la perquisizione gli agenti della mobile hanno trovato un arsenale composto da molti fucili, diverse pistole e addirittura un kalashnikov. Armi che dimostrano come la ‘ndrangheta, nonostante le numerose operazioni antimafia, è sempre pronta a uccidere per imporre il suo controllo a Reggio Calabria.