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ReMIVEri, al via il 27 maggio la lunga vogata che parte da Milano e arriva a Venezia. Come? Attraversando le antiche vie d’acqua navigabili

“Iniziamo con la prima tappa da Milano verso Pavia. Sono 40 chilometri simbolici e politici per noi, perché il Naviglio Pavese è chiuso e ci faremo aprire la chiusa della Conchetta per passare. Tireremo fuori le barche dall’acqua e faremo un pezzetto in tandem modello critical mass”, spiega Giacomo Scandroglio, organizzatore, al FQMagazine

di Davide Turrini

450 chilometri, 8 tappe, 2 barche, 23 vogatori, 40mila remate, 37600 calorie consumate pro capite, oltre a una gran voglia di ribadire che in Italia, almeno al Nord, i parchi naturali fluviali e le vie d’acqua vengono bellamente ignorati e lasciati deperire nell’oblio. Si tratta di ReMIVEri, rigorosamente con la seconda e la terza sillaba maiuscole (e a breve spieghiamo perché), tanto avventurosa quanto affascinante, serissima e lunga vogata che dal 27 maggio al 4 giugno 2017 partirà, appunto, da Milano per giungere a Venezia (MIVE), attraversando le antiche vie d’acqua navigabili. La scintilla dell’iniziativa, e relativa organizzazione, spetta oramai da tre anni a Massimo Citterio e Giacomo Scandroglio, rematori della Canottieri S. Cristoforo di Milano che nel 2013 visitando la mostra fotografica Milano tra le due guerre – Alla scoperta della città dei Navigli osservarono le fotografie di Arnaldo Chierichetti e soprattutto ne notarono una che ritraeva un gruppo di vogatori della Canottieri Milano nel 1927 pronti a scendere lungo il Po, da Milano a Venezia, per poi proseguire fino a Trieste e addirittura Pola, in Istria. Se ce l’hanno fatta le barche pesanti di allora, e canottieri che mangiavano sicuramente un po’ meno bene di quelli di oggi, anche i vogatori della San Cristoforo possono riuscire nell’impresa, pensarono i due.

Un paio d’anni per studiare il percorso, tastarne argini e misurarne profondità, nonché nell’ottenere parecchie autorizzazioni, ed ecco sbocciare ReMIVEri. “Iniziamo con la prima tappa da Milano verso Pavia. Sono 40 chilometri simbolici e politici per noi, perché il Naviglio Pavese è chiuso e ci faremo aprire la chiusa della Conchetta per passare. Tireremo fuori le barche dall’acqua e faremo un pezzetto in tandem modello critical mass”, spiega Scandroglio al FQMagazine. “Successivamente remeremo per sette-otto ore al giorno, alla velocità di 15 km/h (in gergo nautico poco più di nove miglia)”. Tra i 13 uomini e le 10 donne partecipanti, 29 anni il più giovane, 68 il più anziano, ci si darà ovviamente il cambio: “Il percorso Milano-Venezia è di 450 chilometri ed equivale a dire la Milano-Venezia in autostrada percorsa andata e ritorno. 130 tornanti da impostare quando il Passo Pordoi ne ha 33. Oltretutto la ReMIVEri di quest’anno si concluderà con un’aggiunta in laguna: saremo parte della Vogalonga: 2000 barche e 8mila partecipanti tra i canali veneziani”.

Ma attenzione: guai a confondere pagaia con remo, canoa con barca, perché quei tizi che corrono busto e sguardo in avanti, e non coinvolgono anche gli arti inferiori nel loro ripetuto slancio atletico sono canoisti, non canottieri. “La barca è più vincolante della canoa/kayak, la remata è meno faticosa ma più efficace, ma soprattutto il movimento che si compie nel canottaggio è un mantra fisico, un gesto armonioso che ti fa smettere di pensare individualmente. Un po’ come nel rugby caratteri e gesti atletici dei singoli non servono a nulla se non compiuti all’unisono”, continua Scandroglio. La lettera per il reclutamento della ReMIVEri del resto, spiegano dalla San Cristoforo, richiedeva diversi requisiti fondamentali tra cui certamente la resistenza fisica e la forte motivazione, ma in primo luogo la “tolleranza” verso imperfezioni ed errori altrui. “Non immaginateci con il blazer blu, tutti intenti a giocare a bridge, modello circoli bene della capitale” – ci tengono a precisare dalla San Cristoforo-, “la nostra è un’attività fisica che possono fare tutti perché s’impara come andare in bicicletta”. E come quando si suda sulle due ruote, anche sulla barca, seduti nel verso contrario rispetto alla direzione presa, si osserva il paesaggio sotto un’angolazione differente, e soprattutto la trafficata, indaffarata e unidimensionale Milano “in una prospettiva assolutamente inedita”.

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