“Iniziamo con la prima tappa da Milano verso Pavia. Sono 40 chilometri simbolici e politici per noi, perché il Naviglio Pavese è chiuso e ci faremo aprire la chiusa della Conchetta per passare. Tireremo fuori le barche dall’acqua e faremo un pezzetto in tandem modello critical mass”, spiega Giacomo Scandroglio, organizzatore, al FQMagazine
Un paio d’anni per studiare il percorso, tastarne argini e misurarne profondità, nonché nell’ottenere parecchie autorizzazioni, ed ecco sbocciare ReMIVEri. “Iniziamo con la prima tappa da Milano verso Pavia. Sono 40 chilometri simbolici e politici per noi, perché il Naviglio Pavese è chiuso e ci faremo aprire la chiusa della Conchetta per passare. Tireremo fuori le barche dall’acqua e faremo un pezzetto in tandem modello critical mass”, spiega Scandroglio al FQMagazine. “Successivamente remeremo per sette-otto ore al giorno, alla velocità di 15 km/h (in gergo nautico poco più di nove miglia)”. Tra i 13 uomini e le 10 donne partecipanti, 29 anni il più giovane, 68 il più anziano, ci si darà ovviamente il cambio: “Il percorso Milano-Venezia è di 450 chilometri ed equivale a dire la Milano-Venezia in autostrada percorsa andata e ritorno. 130 tornanti da impostare quando il Passo Pordoi ne ha 33. Oltretutto la ReMIVEri di quest’anno si concluderà con un’aggiunta in laguna: saremo parte della Vogalonga: 2000 barche e 8mila partecipanti tra i canali veneziani”.
Ma attenzione: guai a confondere pagaia con remo, canoa con barca, perché quei tizi che corrono busto e sguardo in avanti, e non coinvolgono anche gli arti inferiori nel loro ripetuto slancio atletico sono canoisti, non canottieri. “La barca è più vincolante della canoa/kayak, la remata è meno faticosa ma più efficace, ma soprattutto il movimento che si compie nel canottaggio è un mantra fisico, un gesto armonioso che ti fa smettere di pensare individualmente. Un po’ come nel rugby caratteri e gesti atletici dei singoli non servono a nulla se non compiuti all’unisono”, continua Scandroglio. La lettera per il reclutamento della ReMIVEri del resto, spiegano dalla San Cristoforo, richiedeva diversi requisiti fondamentali tra cui certamente la resistenza fisica e la forte motivazione, ma in primo luogo la “tolleranza” verso imperfezioni ed errori altrui. “Non immaginateci con il blazer blu, tutti intenti a giocare a bridge, modello circoli bene della capitale” – ci tengono a precisare dalla San Cristoforo-, “la nostra è un’attività fisica che possono fare tutti perché s’impara come andare in bicicletta”. E come quando si suda sulle due ruote, anche sulla barca, seduti nel verso contrario rispetto alla direzione presa, si osserva il paesaggio sotto un’angolazione differente, e soprattutto la trafficata, indaffarata e unidimensionale Milano “in una prospettiva assolutamente inedita”.