Cultura

Processo a Rolandina, essere transgender a Venezia nel 1354

Venezia, 20 marzo 1354. Rolandina Roncaglia, giovane prostituta, viene trascinata da alcuni uomini al molo di San Marco, tra le colonne di Marco e Todaro, dove la fanno salire su una piccola montagna di legno per lei costruita. La legano e poi accendono il fuoco. Al rogo assistono anche i Signori di Notte*, i quali osservano con occhi fissi le fiamme che avvolgono l’esile corpo di Rolandina; devono accertarsi dell’esecuzione della sentenza. Cosa ha fatto Rolandina per meritarsi una morte così atroce? Qual era la sua terribile colpa?

Era una transgender del XIV° secolo. Bastava e avanzava per meritare la morte.

La storia è vera, così come le istituzioni, i luoghi e i nomi coinvolti. Tutti portati alla nostra conoscenza dalla penna sofisticata di Marco Salvador che, nel libro Processo a Rolandina. La vera storia di una transgender condannata al rogo nella Venezia del XIV secolo (Fernandel 2017), ricostruisce in forma romanzata il processo a Rolandino Roncaglia. Salvador utilizza la sentenza originale (allegata alla fine del romanzo), altri incartamenti processuali e documenti storici sul trattamento sociale, politico e giudiziario riservato a omosessuali e transgender nella Venezia del XIV° e XV° secolo.

Rolandina, emigrata a Venezia da Roncaglia, un paesino del padovano, di giorno vende le uova, tra Ruga dei Spezieri e Ruga dei Oresi. Di notte, quando “le ombre si addensano nei porteghi e sotoporteghi” (p. 5), attende i clienti per prostituirsi nelle due stanze che ha in affitto. Ha un progetto, vuole aprire una bottega, rendersi indipendente, non patire più la fame: “Interrogato sulla ragione per cui commetteva questo peccato, rispose: per guadagnare un poco di denaro” (p. 118). Una mattina però, un cliente, Giovanni detto Ferro, dopo essere andato a confessarsi a Santa Maria Gloriosa, denuncia Rolandina per il grave reato di sodomia. La denuncia diventerà il primo atto di una serie di indagini, umilianti e crudeli, che porteranno le autorità a scoprire che, in realtà, Rolandina, all’anagrafe, è registrata come Rolandino: una transgender, insomma.

La vicenda della protagonista del romanzo storico è narrata con delicatezza e un linguaggio fedele a quello del suo tempo. L’autore ci consente così di immergerci nei labirinti di calli e rii, di esplorare la vita difficile dei bordelli di San Matteo e del Castelletto, delle contrade operaie e dei macelli puzzolenti di sangue e viscere, così come quella dei palazzi del potere di piazza San Marco o del sestiere Dorsoduro. L’immersione è totale e ci fa immaginare di essere lì a guardare.

L’approccio di Salvador, che storicizza la questione transgender e omosessuale (o sessuale tout court), ha anche il merito di sottrarre questa importante tematica al rischio di estetizzazione o di curvature artificiali. Nel libro, infatti, emerge con forza la vita di esseri in carne e ossa, dai destini tragici, piegati sotto il terribile peso dello sguardo sociale o sotto la violenza delle istituzioni, che impongono ad essi l’obbligo di nascondersi, di arrangiarsi per sopravvivere. È sufficiente la brutalità del linguaggio della sentenza di condanna – un linguaggio pregno di morbosità, che rivela il terrore del potere di fronte a certi comportamenti sessuali, i quali mettevano in discussione l’ordine morale istituito dalla chiesa e dal doge – per cogliere ogni sfumatura del contesto dell’epoca:

“… E a causa di questo fatto fu richiesto per l’atto carnale da molti e infiniti uomini qui a Venezia, e con molti giacque nell’atto carnale a casa propria, e con molti altrove a richiesta degli stessi che pensavano fosse femmina… Interrogato se mai qualcuno, stando con lui in quell’atto, si accorse del suo membro, rispose di no” (p. 118).

La sentenza dice molto delle abitudini sessuali di secoli fa (non accorgersi dell’anatomia di Rolandina durante l’atto sessuale rivela molto in questo senso), così come dell’ossessione del potere (laico e clericale) di assolvere i clienti di Rolandina (tra cui molti nobili della Serenissima) dal peccato (perché essi non sapevano “del suo membro”), per farlo cadere, per intero, sulla testa di Rolandina.

La vicenda di Rolandina è una storia di sradicamento, povertà, sopraffazione e violenza, anche di tipo sessuale, determinata da un sistema brutale. Dice del passato, certo, ma come ogni attento lettore sa, i romanzi storici sono scritti soprattutto per interrogare il presente. Quanto davvero possiamo dirci lontani da quei secoli bui?

* I Signori di Notte erano i nobili rappresentanti dei sei sestieri veneziani, incaricati di vigilare, denunciare,  processare e punire chiunque fosse colpevole o sospetto di un reato.