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Moby Prince, Concordia, Viareggio: in Toscana nasce l’Armadio della Memoria: un centro per non dimenticare le stragi

Ok del consiglio regionale a una proposta del Pd che ribalta il concetto dell'Armadio della Vergogna: "Chi dovrà approfondire le cose o si vorrà impegnare perché non si verifichino mai più, potrà trovare la documentazione”. Nelle tre tragedie avvenute tra il 1991 e il 2012 sono morte 205 persone

Se l’Armadio della Vergogna occultava le stragi, quello della Memoria le ricorderà. Il rogo del traghetto Moby Prince a Livorno, il disastro ferroviario di Viareggio, il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio. La Toscana vuole imparare dalle tragedie che hanno segnato i suoi ultimi 30 anni e nelle quali sono morte 205 persone. Lo farà con l’Armadio della Memoria. Così si chiamerà l’archivio approvato all’unanimità su proposta del Pd in consiglio regionale. Un centro documentario che sarà aperto a studenti e ricercatori, a giornalisti e lavoratori per la sicurezza. E sarà gestito in collaborazione con le associazioni dei familiari delle vittime.

Il nome è il ribaltamento dichiarato di quello dell’Armadio della Vergogna, l’espressione usata dal giornalista dell’Espresso Franco Giustolisi quando, nel 1994, furono scoperti 695 fascicoli giudiziari sulle stragi nazifasciste in Italia, nascosti dal 1960 alla Procura generale militare di Roma. Nel Paese delle stragi occultate e dalla memoria corta, l’idea dell’Armadio della Memoria è venuta ad alcuni consiglieri regionali del Partito democratico, che di quelle stragi – Moby, Viareggio e Costa Concordia – furono testimoni: il livornese Francesco Gazzetti, il grossetano Leonardo Marras e il lucchese Stefano Baccelli. Il primo era giornalista quando avvenne il disastro del Moby, nel 1991, il secondo e il terzo erano i presidenti delle Province di Grosseto e Lucca ai tempi del naufragio della Concordia e del disastro ferroviario della Versilia. “Grazie all’Armadio della Memoria – spiega Gazzetti – chi dovrà approfondire le cose o si vorrà impegnare perché non si verifichino mai più, potrà trovare la documentazione, magari digitalizzata”. Nella proposta di legge regionale, firmata insieme a una quarta consigliera democratica, Monia Monni, è previsto che nascerà un coordinamento tra le istituzioni e le associazioni dei familiari delle vittime delle tre stragi. “Servirà a fare squadra e creare forme di collaborazione sui territori – aggiungono i consiglieri del Pd – Perché la memoria deve anche essere trasmessa” .

Costa Concordia – La nave affondata al Giglio e Francesco Schettino – Ansa/LaPresse

Così la Toscana vuole salvare dall’oblio le sue stragi dimenticate o sull’orlo del dimenticatoio. Il processo Viareggio, con la sua sentenza di primo grado giunta il 31 gennaio, a 7 anni dal disastro, sta per essere amputato di due reati importanti, l’incendio colposo e le ferite colpose plurime gravi e gravissime, a causa della prescrizione. Sul Moby, a distanza di 26 anni, non c’è ancora una verità certa e una commissione di inchiesta in Senato sta cercando di mettere alcuni punti fermi. Diversa sorte per il processo sulla Concordia, molto più veloce e mediatizzato, arrivato alla sentenza definitiva che ha portato alla condanna a 16 anni per Francesco Schettino.

Le istituzioni regionali si sono schierate più volte al fianco dei familiari delle stragi. Nel 2016 il consiglio regionale ha aderito alla campagna “Io sono 141”, promossa dal comitato per la verità sul Moby Prince e poi per l’anniversario della strage di Viareggio con la proiezione di Ovunque Proteggi, il corto sul disastro, diretto da Massimo Bondielli. “Approvammo pure di proporre al Presidente della Repubblica di togliere il titolo di cavaliere a Mauro Moretti, prima indagato, poi imputato e infine condannato in primo grado nel processo Viareggio” conclude Gazzetti. Ma quello è rimasto.