A fronte degli attuali 14.200 occupati il piano di Arcelor Mittal e Marcegaglia, la cui offerta è ritenuta la migliore dai commissari, prevede di scendere a regime a soli 8.400 lavoratori. Gli altri pretendenti, cioè Arvedi, Jindal e Cdp, ne terrebbero 7.800 nel breve periodo per poi risalire a 10.300 nel 2023. Il leader della Fiom Landini: "Non siamo mai stati coinvolti nelle valutazioni dei piani"
Tra i 5mila e i 6mila esuberi. È quanto previsto dalle due offerte presentate per l’Ilva di Taranto dalle cordate in gara: quella di Marcegaglia e ArcelorMittal, in pole nella graduatoria stilata dai commissari, e quella di Arvedi, Jindal e Cassa depositi e prestiti. Cifre che Cgil, Cisl e Uil, alla fine del tavolo convocato dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda con i commissari dell’acciaieria pugliese Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba, hanno definito “inaccettabili“.
“È stata una riunione deludente“, ha detto Maurizio Landini uscendo dal ministero. “In questi mesi i sindacati non sono mai stati coinvolti nelle valutazioni dei piani industriali e ambientali per il rilancio dell’Ilva. Ancora adesso ci sono cose che non sono chiare e che vogliamo capire. Inaccettabile che ancora una volta siano i lavoratori a pagare sia in termini di esuberi sia in termini di stipendio“. Il leader della Fiom ha spiegato che a fronte degli attuali 14.200 lavoratori di Ilva il piano della cordata AcciaItalia (Arvedi, Jindal, Cdp e DelFin di Leonardo Del Vecchio) prevede oggi 7.800 occupati, 6.400 in meno, ma poi risalirebbe a 10.300 nel 2023. La cordata favorita, Am Investco (composta da Arcelor Mittal e Marcegaglia, con il sostegno di Intesa SanPaolo in caso di aggiudicazione, prevede invece 9.400 occupati, 4.800 in meno rispetto a oggi, e poi scenderebbe ulteriormente a 8.400 nel 2023.
Entrambe le offerte “sono comunque preoccupanti”, ha commentato Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl. Il conto presentato sull’occupazione “è inaccettabile, sono passati molti mesi, bisogna immediatamente far capire a chi intende comprare che l’occupazione va salvaguardata”. “Dal prossimo incontro pretendiamo chiarimenti sul futuro dell’Ilva e sugli investimenti seri e reali diretti al polo siderurgico”, ha detto Antonio Spera, segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici. “Più che lasciare aperta l’opzione esuberi, dal tavolo di oggi ci aspettavamo soluzioni concrete per il bene di tutti lavoratori dell’Ilva”. La sigla “si oppone fermamente” agli esuberi prospettati “se l’obiettivo comune è quello di voler salvare l’Ilva è prioritario il mantenimento dei livelli occupazionali”.
Nel corso dell’incontro al ministero Calenda ha ribadito che l’aggiudicazione della gara non è stata ancora decisa ed è solo “giunta a completamento la fase di analisi delle due offerte” con il parere dei commissari in favore di Am InvestCo. “Non abbiamo capito quali sono le ragioni alla base delle quali è stata scelta una proposta rispetto ad un’altra. Abbiamo chiesto una comparazione delle proposte per capire le ragioni”, ha commentato sempre Landini. Un nuovo incontro tra i sindacati, il ministro e i commissari di Ilva è stato fissato per giovedì 1 giugno.
Gianni Crivello, candidato sindaco di Genova (dove l’Ilva ha uno stabilimento) per il centrosinistra, ha espresso “grande preoccupazione” ricordando che “questo accade a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco che in quella stessa fabbrica sottolineava come senza lavoro non ci sia dignità”. Poi ha proposto che “tutti i candidati sospendano per il 1° giugno la campagna elettorale per essere a Roma e partecipare insieme ai sindacati all’incontro con il governo sul futuro dell’Ilva. La città sia unita per difendere il lavoro”.