Nel 1997 l'uomo era stato giudicato colpevole di associazione mafiosa, ma da quel momento era sparito. Essendo trascorso il doppio del tempo previsto, la reclusione si considera estinta
Condannato a dieci anni per associazione mafiosa, è rientrato in Italia dopo vent’anni passati ai Caraibi ma da uomo libero, senza nessun carico pendente e senza aver mai aver messo piede in carcere. È il paradossale caso giudiziario che ha come soggetto un 68enne di Pisa, condannato nel 1997. A raccontarlo è Il Giorno, che, citando l’articolo 172 del codice penale, spiega: “la pena della reclusione si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta, non inferiore a dieci anni e non superiore ai trenta”.
La vicenda inizia alla fine degli anni ’90, quando l’uomo aveva 47 anni ed era indagato per la gestione di case da gioco clandestine in Versilia, nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Il suo coinvolgimento era stato provato tramite due gradi di giudizio; nel 1997 l’uomo era stato definitivamente condannato dalla Corte d’Assise di Firenze a 10 anni di reclusione, ma da quel momento era sparito. Le ricerche erano andate avanti per anni, coinvolgendo la squadra mobile di Pisa e la polizia di altri stati, tramite mandati di cattura internazionali.
Il latitante si trovava ai Caraibi, da dove è rientrato solo quest’anno: è atterrato a Fiumicino da uomo libero, essendo passato il doppio del tempo previsto della pena, cioè vent’anni. Dal momento che non è mai stata scontata, la pena della reclusione si considera estinta, ma il reato no. “Un evento rarissimo” ha dichiarato al Giorno un esperto di procedura penale.”Succede quando la sentenza è definitiva, non c’è stata impugnazione e il condannato volontariamente si sottrae all’esecuzione”.