Il segretario del Pd alla prima direzione post-rielezione ottiene il via libera al patto sul sistema di voto, ma si astengono i 33 orlandiani che chiedevano garanzie sull'orientamento a sinistra. "Questo sistema non mi entusiasma, ma convince l'80 per cento dei partiti". Sul voto anticipato: "Non siamo impazienti di andare a votare, ma in democrazia capita di votare". Il ministro della Giustizia all'attacco: "Così rischiamo di mettere un tratto definitivo sul centrosinistra". Emiliano: "Togliere i capilista bloccati"
Una riforma elettorale non ideale, ma che porterà una “pacificazione istituzionale” e che dovrà essere votata dalle Camere entro il 7 luglio. Matteo Renzi chiede e ottiene l’investitura dalla direzione del Partito democratico per stringere anche nelle Aule del Parlamento il patto sul sistema definito tedesco. Si astengono in 33 vicini all’area di Andrea Orlando, protagonisti in chiusura di serata di una polemica con lo stesso segretario: chiedevano di vincolare la proposta ad un’idea di “progetto di centrosinistra”, ma sono stati criticati per essere intervenuti dopo la replica di Renzi. Il segretario sbuffa e chiede a Orfini di metterli in riga anche perché, come detto dal microfono, “è finito il tempo in cui in direzione si dice una cosa e poi fuori se ne fa un’altra”. Insomma l’ex premier non ha pazienza, è nervoso, vuol far credere che in quella posizione, quella del trovarsi con il tedesco e non con il suo Italicum non piace nemmeno a lui stare. Intanto garantisce che non c’è fretta di andare al voto anticipato: “Sostenere il governo Gentiloni è sostenere noi stessi. Quando si vota lo si decide nei luoghi competenti ma la legge elettorale va fatta non perché abbiamo impazienza di andare a votare ma perché è condizione di serietà del patto con il capo dello Stato e con i cittadini”. Anzi, “quando si vota non è un problema che dobbiamo affrontare qui adesso. Noi dobbiamo affrontare un tema diverso, quando si vota la legge elettorale”, appunto il 7 luglio. Renzi galvanizza già l’ambiente: “Vogliamo vincere le elezioni perché abbiamo chiara la consapevolezza che il nostro è un disegno di lungo periodo, noi siamo la forza tranquilla che può cambiare l’Italia”. “In democrazia capita di votare“, ironizza, e “sostenere che il voto costituisce una minaccia è una tesi suggestiva che non suggerirei ai giovani”.
Orlando: “Come spiegheremo un’alleanza con Berlusconi?”
Renzi cerca di sgombrare subito dal tavolo il problema più evidente anche nella futura campagna elettorale: “La banale semplificazione dell’inciucio con Berlusconi è talmente stancante da aver perso anche l’elemento di divertimento iniziale” dice. Ma è inevitabile che sia la prima arma che gli viene rivolta contro in particolare dal principale dei rivali alle primarie, Andrea Orlando, che proprio nel dibattito tv pre-congresso gli aveva chiesto se poteva escludere le larghe intese con la destra. “Siamo certi che coi rapporti di forza” che si creeranno con il proporzionale, si chiede durante la direzione del Pd il ministro della Giustizia, “il governo potrà fare le cose che oggi non riesce a fare oggi il governo Gentiloni? Non ne sono convinto. Questo sistema non è il tedesco, è un proporzionale con lo sbarramento al 5 per cento. Ci dobbiamo porre il problema se questo sistema garantirà più o meno stabilità. Io non credo che garantirà stabilità. Sarà un nostro problema spiegare come la costruzione di un’alleanza con Forza Italia sia compatibile con un disegno riformista del Paese”. Viceversa “con la scelta che stiamo per compiere – sottolinea Orlando – rischiamo di mettere un tratto definitivo sulla parola centrosinistra“. Come dice meglio Sandra Zampa con l’ok al proporzionale alla tedesca “il Pd perde il suo tratto costitutivo”. La Zampa è l’unica a pronunciare il nome di Giuliano Pisapia.
Una posizione anticipata nelle scorse ore da un appello di 31 senatori della corrente di minoranza. Da ministro della Giustizia Orlando confessa di aver faticato a trovare intese con il senatore Nico D’Ascola, uomo di Alfano. Chissà come sarebbe stato difficile dover raggiungere intese con Niccolò Ghedini, aggiunge. Gli replica il presidente della commissione cultura Andrea Marcucci con una battuta. “Il confronto con Ghedini sarebbe stato complicato. Ha meno dell’1 per cento di presenze in Parlamento. Sarebbe stato difficile anche trovarlo”.
Emiliano: “Togliere i capilista bloccati”
Altre critiche arrivano da Michele Emiliano, l’altro contendente di Renzi al congresso. Il governatore pugliese ribadisce un suo vecchio pallino, cioè l’eliminazione dei capilista bloccati, cavallo di battaglia durante la sua campagna congressuale: “Nella parte in cui è possibile inserire le preferenze, inseriamole. Eliminiamo i capilista bloccati. Su questo noi saremo inamovibili. Le preferenze sono passate dal vaglio della corte costituzionale. La corte costituzionale lascia e noi le togliamo? Per fare cosa? Un accordo con Grillo e Berlusconi?”. Anche da Emiliano arriva l’avvertimento sulle “amicizie pericolose”: “Il Pd non può scimmiottare le destre e non può neppure allearsi con le destre. Su questo il Pd deve prendere una decisione e lo deve fare attraverso un programma di governo. La conferenza programmatica che non siamo riusciti a farla bisogna farla e davvero in fretta, data la situazione”.
Renzi: “Non sono entusiasta, ma è il sistema che vogliono tutti”
Il sistema definito tedesco non è il migliore di tutti, ammette Renzi: “Io non sono un entusiasta di un sistema proporzionale con soglia al 5 per cento” ma “la nostra serietà è quella di offrire al Paese un sistema che abbia un consenso più ampio possibile” e il quasi-tedesco ottiene in questo momento il sostegno dell’80 per cento delle forze politiche in Parlamento, compresa – ha ricordato Renzi – Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Per Renzi “la soglia al 5 per cento è un elemento inamovibile del sistema tedesco e deve restare un altro elemento chiave, la scheda deve avere i nomi. Sono due elementi cardine”. Sul punto Renzi manda un messaggio all’alleato di governo Angelino Alfano: “Noi non siamo a difendere i piccoli veti dei piccoli partiti, ma il diritto di voto dei cittadini”.
Renzi scalpita, da domani punto quotidiano con dirigenti Pd su facebook
Ma l’aria di voto anticipato dà l’impressione che Renzi stia già scaldando i motori. A partire dal 31 maggio, per esempio, prenderà il via, con cadenza quotidiana, dalle 9, “Ore Nove – Il punto della giornata”, un momento di approfondimento di circa un quarto d’ora su facebook e youtube, dedicato ai principali temi presenti sui media in compagnia dei dirigenti del Partito democratico, che si alterneranno alla conduzione. Domani si parte proprio con il segretario. Renzi scalpita: “Io voglio approvare subito la legge elettorale perché il giorno dopo la sfida sarà sui contenuti, su quale idea di Italia e di Europa abbiamo. Noi siamo quelli che vogliono dettare agenda”.
La nuova segreteria, da Richetti alla Bellanova
Renzi ha anche annunciato la nuova segreteria: il vicesegretario è il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, Matteo Richetti sarà il portavoce, Lorenzo Guerini il coordinatore. Poi ci sono Andrea Rossi, Roberto Giachetti, l’ex sottosegretario a Palazzo Chigi Tommaso Nannicini, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, la viceministra del Lavoro Teresa Bellanova, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, l’assessora comunale di Reggio Calabria Angela Marcianò, Benedetta Rizzo, la professore dell’università di Milano Elena Bonetti e la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. “In questa segreteria – aggiunge Renzi – ci sono ancora dei posti aperti, e se vorranno, aperti alle persone che non hanno condiviso il cammino congressuale, è una segretaria non basata sul gioco delle correnti”.