Le indagini sul Russiagate si avvicinano sempre più a Donald Trump. Dopo il coinvolgimento del genero Jared Kushner, le commissioni del Congresso Usa responsabili per l’inchiesta sui rapporti di membri dell’entourage del capo della Casa Bianca vogliono sentire l’avvocato personale del presidente, Michael Cohen. Lo riferisce la Cnn, secondo cui Cohen ha declinato fino ad ora l’invito a fornire informazioni.
La stessa emittente, citando due ex dirigenti dei servizi e una fonte del Congresso, riporta che dirigenti russi discussero di informazioni potenzialmente “denigratorie” nei confronti dell’ allora candidato repubblicano e di alcuni suoi collaboratori in alcune conversazioni intercettate dall’intelligence Usa nel 2016. Una delle fonti ha evocato informazioni di natura finanziaria e ha aggiunto che la discussione era incentrata sulle leve russe nei confronti dell’entourage di Trump. Le comunicazioni intercettate, sempre secondo la stessa fonte, avrebbero suggerito agli 007 americani che i russi “credevano di avere la capacità di influenzare l’amministrazione attraverso informazioni denigratorie”.
Ma le fonti invitano alla prudenza ammonendo che i russi “potrebbero aver esagerato o anche inventato” alcune informazioni, come parte della loro campagna per minare le elezioni americane. La scorsa settimana altri media Usa avevano diffuso nuove rivelazioni sui colloqui nell’intelligence russa a proposito di come usare i consiglieri dell’allora candidato Trump per influire sulla posizione di quest’ultimo sulla Russia. In concreto, i russi menzionavano Paul Manafort, ex capo della campagna di Trump, e il generale in pensione Michael Flynn, poi consigliere alla sicurezza nazionale ma costretto a dimettersi dopo poche settimane.
Le conversazioni rientrano nel materiale che l’intelligence Usa ha consegnato all’Fbi perché aprisse le indagini sulla possibile ingerenza russa nelle elezioni e sui possibili contatti dello staff di Trump con Mosca. Poco dopo la rimozione di James Comey dalla direzione del Bureau, a inizio maggio, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha incaricato un altro ex direttore dell’Fbi, Robert Muller, come procuratore speciale a supervisionare le indagini.
La Casa Bianca ha criticato tali informazioni “come nuove dichiarazioni false e senza verificare i fatti da fonti anonime, per diffamare il presidente”. “Sembra che non ci sia limite a fin dove andranno gli oppositori politici di Trump per perpetrare questa falsa narrativa, incluso il trapelare di materiale classificato”, ha affermato un comunicato.
Nelle stesse ore in cui emergevano le indiscrezioni, la Casa Bianca riorganizza la propria strategia comunicativa prevedendo un maggiore impegno del presidente nei rapporti con i media. Mike Dubke, direttore dell’apparato comunicativo, lascia l’incarico: le dimissioni risalgono al 18 maggio. In un un’intervista a Fox News, il consigliere della Casa Bianca, Kellyanne Conway, ha detto che Dubke “si era offerto di rimanere nel suo incarico durante il tour estero di Trump (il viaggio in Arabia Saudita, Israele, Vaticano, Italia e Bruxelles, ndr), per garantire la continuità del lavoro”.
L’altra novità di giornata: il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, dovrebbe conservare il posto ma tenere meno briefing on-camera, mentre Trump dovrebbe rispondere direttamente in modo più frequente ai media. Il presidente sarebbe intenzionato anche a portare nuovi collaboratori alla Casa Bianca, esperti di politica tra cui il suo ex campaign manager Corey Lewandowski. Il rimpasto dovrebbe includere anche più legali per fronteggiare la Putin-connection. Insomma, una vera ‘war room’, come quella ventilata durante il suo viaggio in Europa.
Per il presidente si tratta di una emergenza, dopo che il Russiagate ha acceso i riflettori sul genero-consigliere Jared Kushner, minacciando la sua famiglia e la stessa presidenza. Nel mirino un incontro in dicembre alla Trump Tower in cui Kushner, già membro del transition team, avrebbe chiesto all’ambasciatore russo in Usa, Serghiei Kisliak, di attivare un canale segreto diretto con il Cremlino utilizzando infrastrutture russe.
C’è poi un secondo incontro sospetto di Kushner in dicembre: con Serghiei Gorkov, uomo di Putin laureatosi all’Accademia dei servizi segreti e presidente della Vnesheconombank (Veb), la banca statale russa sotto sanzioni Usa usata dal Cremlino per i suoi progetti politici ed economici.