Sul tema vaccini, sul quale in queste settimane si è assistito a un dibattito sempre più acceso e con toni spesso paradossali, è finalmente emerso il contributo qualificato della Rete Sostenibilità e Salute. Questa Rete è costituita da 25 associazioni formate in gran parte da medici, ma anche da operatori sanitari e cittadini, diverse fra loro per finalità e aree di impegno, ma tutte accomunate dall’essere libere da conflitti di interesse. Il documento prodotto, puntuale ed equilibrato, riporta la discussione nell’ambito che dovrebbe essere proprio del tema, ovvero quello scientifico, al di fuori quindi di qualunque ideologia e strumentalizzazione politica. Di questo è stata data notizia anche sul quotidiano sanità del Sole24Ore.
Nel documento si afferma innanzi tutto che da un punto di vista scientifico si dovrebbe evitare di proclamare verità “assolute, incontrovertibili e definitive”, perché, da una prospettiva epistemologica è considerato scientifico, a differenza degli enunciati della fede, proprio solo ciò che in linea di principio è “falsificabile” (principio di falsificazione di Popper). In questa prospettiva, un serio dibattito scientifico su qualsiasi tema, incluso quello dei vaccini, non solo è lecito ma è parte del processo dialettico di costruzione e ridefinizione della conoscenza scientifica. Inoltre si evidenzia come parlare di “vaccini” in generale, facendo “d’ogni erba un fascio” – come quindi un qualcosa da prendere o lasciare in blocco – non sia assolutamente corretto perché anche fra i vaccini esistono diversi profili di sicurezza e differenti rapporti rischi/benefici.
Inoltre, in un’ottica sistemica e di medicina centrata sulla persona non è opportuno riferirsi solo alla popolazione generale, ma è necessario ragionare su specifici gruppi di popolazione. Vi sono, infatti, alcuni vaccini che hanno mostrato, in studi randomizzati, maggiori prove convincenti di appropriatezza per alcuni gruppi di persone (es. il vaccino antinfluenzale negli anziani cardiopatici) o che potrebbero essere inappropriati in alcuni specifici gruppi (es. donne nel primo trimestre di gravidanza e commento). In concreto si identificano tre aree in cui questi presidi sanitari possono essere collocati:
A) vaccini con forti/fortissime prove di effetti positivi a livello individuale e/o di comunità di gran lunga superiori ai possibili effetti negativi e con profilo di costo- efficacia molto favorevole in cui quindi l’adesione alla pratica vaccinale deve essere incoraggiata in tutti i modi.
B) vaccini con importanti segnali di inappropriatezza se proposti a tutta la popolazione o in alcuni gruppi, su cui quindi il dibattito scientifico dovrebbe svolgersi in contesti scientifici appropriati, senza censure né sanzioni. (Si veda l’allegato su vaccino antimeningococco B).
C) vaccini collocabili in specifiche “aree grigie” meritevoli di ulteriori indagini, in cui le prove scientifiche a disposizione non permettono di raggiungere conclusioni solide. In questi casi, fatta salva la possibilità di ciascuno di accedere alle relative vaccinazioni a condizioni controllate dalla Sanità pubblica, dovrebbe essere assicurato a chi chiede di effettuarle un consenso davvero informato, sui gradi di incertezza e sulla reale entità non solo dei benefici attesi, ma anche delle reazioni avverse.
Il documento si conclude auspicando che ai Tavoli istituiti sull’argomento che vedono esperti dell’Istituto superiore di Sanità e delle Società scientifiche che si occupano di vaccini possano accedere anche esperti indipendenti, liberi da potenziali conflitti di interesse, per affrontare nel contesto appropriato alcuni temi scientifici controversi.
Agire d’imperio come si sta facendo genera uno stato di allarme collettivo e aumenta pericolosamente la conflittualità: i genitori chiedono informazioni chiare, specifiche, imparziali e bilanciate su benefici e rischi. Solo così si potrà ristabilire quella fiducia fra classe medica e cittadini che vediamo purtroppo sgretolarsi ogni giorno di più e che, viceversa, è un presupposto fondamentale non solo nell’ambito del rapporto personale medico-paziente, ma anche in tema di salute pubblica.
Patrizia Gentilini
Medico oncologo ed ematologo
Scienza - 30 Maggio 2017
Vaccini: ‘Riportare il dibattito in ambito non ideologico, apartitico e fuori da conflitti di interesse’
Sul tema vaccini, sul quale in queste settimane si è assistito a un dibattito sempre più acceso e con toni spesso paradossali, è finalmente emerso il contributo qualificato della Rete Sostenibilità e Salute. Questa Rete è costituita da 25 associazioni formate in gran parte da medici, ma anche da operatori sanitari e cittadini, diverse fra loro per finalità e aree di impegno, ma tutte accomunate dall’essere libere da conflitti di interesse. Il documento prodotto, puntuale ed equilibrato, riporta la discussione nell’ambito che dovrebbe essere proprio del tema, ovvero quello scientifico, al di fuori quindi di qualunque ideologia e strumentalizzazione politica. Di questo è stata data notizia anche sul quotidiano sanità del Sole24Ore.
Nel documento si afferma innanzi tutto che da un punto di vista scientifico si dovrebbe evitare di proclamare verità “assolute, incontrovertibili e definitive”, perché, da una prospettiva epistemologica è considerato scientifico, a differenza degli enunciati della fede, proprio solo ciò che in linea di principio è “falsificabile” (principio di falsificazione di Popper). In questa prospettiva, un serio dibattito scientifico su qualsiasi tema, incluso quello dei vaccini, non solo è lecito ma è parte del processo dialettico di costruzione e ridefinizione della conoscenza scientifica. Inoltre si evidenzia come parlare di “vaccini” in generale, facendo “d’ogni erba un fascio” – come quindi un qualcosa da prendere o lasciare in blocco – non sia assolutamente corretto perché anche fra i vaccini esistono diversi profili di sicurezza e differenti rapporti rischi/benefici.
Inoltre, in un’ottica sistemica e di medicina centrata sulla persona non è opportuno riferirsi solo alla popolazione generale, ma è necessario ragionare su specifici gruppi di popolazione. Vi sono, infatti, alcuni vaccini che hanno mostrato, in studi randomizzati, maggiori prove convincenti di appropriatezza per alcuni gruppi di persone (es. il vaccino antinfluenzale negli anziani cardiopatici) o che potrebbero essere inappropriati in alcuni specifici gruppi (es. donne nel primo trimestre di gravidanza e commento). In concreto si identificano tre aree in cui questi presidi sanitari possono essere collocati:
A) vaccini con forti/fortissime prove di effetti positivi a livello individuale e/o di comunità di gran lunga superiori ai possibili effetti negativi e con profilo di costo- efficacia molto favorevole in cui quindi l’adesione alla pratica vaccinale deve essere incoraggiata in tutti i modi.
B) vaccini con importanti segnali di inappropriatezza se proposti a tutta la popolazione o in alcuni gruppi, su cui quindi il dibattito scientifico dovrebbe svolgersi in contesti scientifici appropriati, senza censure né sanzioni. (Si veda l’allegato su vaccino antimeningococco B).
C) vaccini collocabili in specifiche “aree grigie” meritevoli di ulteriori indagini, in cui le prove scientifiche a disposizione non permettono di raggiungere conclusioni solide. In questi casi, fatta salva la possibilità di ciascuno di accedere alle relative vaccinazioni a condizioni controllate dalla Sanità pubblica, dovrebbe essere assicurato a chi chiede di effettuarle un consenso davvero informato, sui gradi di incertezza e sulla reale entità non solo dei benefici attesi, ma anche delle reazioni avverse.
Il documento si conclude auspicando che ai Tavoli istituiti sull’argomento che vedono esperti dell’Istituto superiore di Sanità e delle Società scientifiche che si occupano di vaccini possano accedere anche esperti indipendenti, liberi da potenziali conflitti di interesse, per affrontare nel contesto appropriato alcuni temi scientifici controversi.
Agire d’imperio come si sta facendo genera uno stato di allarme collettivo e aumenta pericolosamente la conflittualità: i genitori chiedono informazioni chiare, specifiche, imparziali e bilanciate su benefici e rischi. Solo così si potrà ristabilire quella fiducia fra classe medica e cittadini che vediamo purtroppo sgretolarsi ogni giorno di più e che, viceversa, è un presupposto fondamentale non solo nell’ambito del rapporto personale medico-paziente, ma anche in tema di salute pubblica.
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Giustizia & Impunità
Albania, la Corte non convalida: liberi i 43 migranti. Opposizioni: ‘Fallimento di Meloni’. Da destra riparte l’attacco ai giudici: ‘Si sostituiscono al governo’
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Almasri, ora la maggioranza vuole eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale. M5s e Pd: “Così pm sotto il governo e politici impuniti”
FQ Magazine
Vespa scatenato difende il governo: “Ogni Stato fa cose sporchissime”. Opposizioni: “Superato il limite”
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “Quella dei Cpr in Albania è una gigantesca buffonata. Siamo di fronte a centri totalmente inutili nella gestione del fenomeno migratorio, pasticciato sul piano giuridico, lesivi dei più elementari diritti umani e anche costosissimi. Il governo dovrebbe scusarsi pubblicamente, chiudere i centri e destinare gli ottocento milioni di euro che finiranno in questi luoghi inutili e dannosi a sostegno della sanità pubblica”. Così in una nota, Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione nella segreteria nazionale del Pd.