Processarlo immediatamente per i gravi indizi di colpevolezza emersi nei suoi confronti. È la richiesta avanzata dalla procura di Roma per l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, il principale indagato dell’inchiesta Consip. Una richiesta di giudizio immediato è stata depositata anche per Marco Gasparri, ex dirigente della centrale acquisti della pubblica amministrazione.
Il provvedimento è stato firmato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi e consente di saltare l’udienza preliminare portando il processo direttamente in aula. Romeo e Gasparri sono accusati di corruzione: secondo i pm l’imprenditore avrebbe consegnato al dipendente pubblico circa centomila euro in 3 anni cambio di informazioni riservate sulle gare Consip. L’episodio è stato stralciato dal troncone principale dell’inchiesta sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione.
Cuore dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Romeo è la gara FM4, di ‘facility management‘, ovvero servizi per la pubblica amministrazione, del valore di 2,7 miliardi, bandita nel 2014 e suddivisa in 18 lotti. L’imprenditore prese parte alla gara per il lotto da 143 milioni di euro per l’affidamento di servizi in una serie di palazzi istituzionali a Roma, che andavano dalla pulizia alla manutenzione degli uffici. Per vincere quell’appalto Romeo avrebbe corrotto Gasparri, come confermato dallo stesso dipendente Consip.
“Ho preso 100mila euro da Alfredo Romeo per garantirgli consigli e informazioni sulle gare bandite in Consip”, ha confermato Gasparri nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip di Roma Gaspare Sturzo, nei primi giorni di maggio. “I rapporti con Romeo iniziarono ad essere stabili dal 2013 con una prima dazione di 5.000 euro, dal 2014 in poi i versamenti diventarono sempre più frequenti”, ha continuato Gasparri che all’epoca era direttore Sourcing Servizi e Utility, in pratica il settore che si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per tutte le amministrazioni. Il giorno del suo arresto erano state acquisite anche alcune agende e, soprattutto i pizzini con cui Gasparri e Romeo comunicavano. Nelle sue conversazioni Romeo definiva Gasparri il suo “prototipatore“, ovvero colui che all’interno dell’amministrazione costruisce i bandi di gara in ufficio e gli fornisce elementi assai utili per aggiudicarsi le gare.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip riportava il tentativo di Romeo di sviare le indagini. In particolare, l’imprenditore propose a Gasparri “di costruire una comune ipotesi difensiva per impedire il normale corso della giustizia o, meglio, di deviare le indagini per favorirlo”. La circostanza era stata raccontata dallo stesso funzionari Consip nel corso di uno degli interrogatori davanti ai magistrati di Roma e Napoli. “Ho visto l’ultima volta Romeo nel suo ufficio il 29 novembre 2016…In quell’occasione – aveva messo a verbale Gasparri – il Romeo era sudato e farfugliava e mi disse che aveva avuto un sequestro e che gli avevano sequestrato anche dei foglietti, compreso un foglio dove c’era il mio nome con dei numeri accanto. A quel punto – aveva continuato – mi disse che avremmo dovuto concordare una versione da rendere all’autorità giudiziaria che sicuramente ci avrebbe, di là a poco, convocati. Io a quel punto gli ho detto qualche brutta parola dicendo che mi aveva rovinato e me ne sono andato. Dopo un paio di giorni sono andato dall’avvocato e ho deciso di confessare tutto”.
Nata indagando sulla figura di Romeo, l’inchiesta Consip ha coinvolto Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e il ministro dello Sport, Luca Lotti: il primo è indagato per traffico di influenze in concorso, il secondo per rivelazione di segreto istruttorio . Stesso reato contestato al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette e al comandante della Legione Toscana dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. Per traffico d’influenze sono indagati anche l’imprenditore Carlo Russo e l’ex deputato di Fli, Italo Bocchino . L’inchiesta – svelata il 21 dicembre in esclusiva da Marco Lillo sul Fatto Quotidiano – è stata trasferita da Napoli a Roma. Indagato dai magistrati capitolini è anche il capitano dei carabinieri del Noe Giampaolo Scafarto, accusato difalso materiale e falso ideologico perché “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni” l’informativa finita agli atti dell’inchiesta Consip nella quale riferiva fatti che – secondo gli inquirenti – erano diversi da quelli in realtà accaduti.