Cinema

Da Cannes a Venezia, se i film che vincono la Palma e il Leone poi fanno flop al botteghino

Parliamo di opere cinematografiche che hanno vinto non vent’anni fa, ma quest’anno e negli ultimi cinque anni. Li abbiamo messi in fila i cinque titoli sugli allori al Lido e sulla Croisette con relativi incassi italiani, proprio dopo il trionfo dello svedese Ruben Ostlund con The Square sulla Croisette

di Davide Turrini

Un film ha guadagnato l’irrisoria cifra di 150mila euro, un altro ha faticato ad arrivare a trecentomila euro, un altro ancora nemmeno è uscito in sala. Parliamo di opere cinematografiche che hanno vinto o la Palma d’Oro a Cannes o il Leone d’Oro a Venezia. E non vent’anni fa, ma quest’anno e negli ultimi cinque anni. Li abbiamo messi in fila i cinque titoli sugli allori al Lido e sulla Croisette con relativi incassi italiani, proprio dopo il trionfo dello svedese Ruben Ostlund con The Square a Cannes 2017 poche ore fa. Partiamo dalla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2012 vinse nientemeno che il sud coreano Kim Ki-duk, autentico regista culto di Venezia, con Pietà. In Italia il film venne distribuito a caldo dopo una settimana dalla vittoria il 14 settembre 2012 dalla Good Films srl di Ginevra Elkann, Francesco Melzi d’Eril, Luigi Musini e Lorenzo Mieli. Risultato? 85.855 presenze per la modesta cifra al botteghino di 482.993 euro.

L’anno dopo, nel 2013 vince abbastanza a sorpresa un documentario, perlopiù italiano. È Sacro GRA di Gianfranco Rosi. Ed è la piccola ma combattiva distribuzione Officine UBU a portarlo in sala subito prima che venga dimenticato a nemmeno 15 giorni dal trionfo veneziano. Rosi incassa poco sopra il milione di euro per 187.054 spettatori in totale. Non un insuccesso commerciale ma nemmeno una cifra da capogiro, anzi. Sarà forse per il periodo ancora troppo estivo (settembre) in cui sono usciti i due film?

Passa un anno, siamo nel 2014 e al Lido s’impone Un piccione seduto su un ramo… dello svedese Roy Andersson. Lucky Red acquisisce i diritti e pospone l’uscita al 19 febbraio del 2015. Vuoi mai che d’inverno, al caldo delle sale d’essai, scoppi la curiosità per un regista pressoché sconosciuto ma straordinario metteur en scene? No. Anche Occhipinti&Co. signori della distribuzione e produzione del nostro paese (due titoli su tutti: Il Divo di Sorrentino e Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti) devono pagare dazio allo scarso traino commerciale da Leone d’Oro:  77.292 presenze e 454.601euro d’incasso, perfino sotto a Kim come spettatori. Nel 2015 e nel 2016 va ancora peggio. Il venezuelano Lorenzo Vigas all’opera prima vince con Ti guardo. La neonata Cinema srl del guru della distribuzione indipendente italiana, Valerio De Paolis, posticipata anch’essa la visione a gennaio 2016, ma il flop è dietro l’angolo: 26407 presenze e solo 156264 euro d’incasso. E visto che al peggio non c’è mai fine nel settembre 2016 a Venezia è la prima volta di un filippino a vincere un Leone d’Oro: Lav Diaz con The woman who left. Film meraviglioso di quasi quattro ore acquisito stoicamente dalla Microcinema che però nel febbraio 2017 fallisce, lasciando nel limbo Diaz a cui nessuno, però, si è mai avvicinato.

Se ci spostiamo sotto la Palma d’Oro di Cannes il saliscendi di incassi in Italia è vertiginoso. Nel 2012 vince Amour dell’austriaco Michael Haneke che in Italia – distribuisce l’indipendente Teodora Film di Vieri Razzini e Cesare Petrillo – esce cinque mesi dopo a ottobre e totalizza 1.251.459 euro per 220.549. Va ancora meglio, sempre senza strafare, senza mai diventare vero e proprio caso popolare, la Palma d’Oro 2013, La vita d’Adele, che esce con Lucky Red: 1.596.362  euro per 256.885 presenze, uscito sempre ad ottobre. Ma se per due anni l’effetto traino da grande festival è sembrato rinascere ci pensano il turco Winter Sleep (Lucky Red) e il film del grande Jacques Audiard, Dheepan (Bim) a totalizzare cifre da mani nei capelli: 366.962 il primo, 348.635 il secondo con nemmeno 65mila spettatori a vederlo. I, Daniel Blake di Ken Loach, vincitore a Cannes nel 2016, considerando che è un brand inestimabile e conosciuto nel circuito d’essai da almeno trent’anni, bandiera del cinema impegnato e dalla parte dei lavoratori, registra grazie alla distribuzione di Cinema srl 1.581.154 euro con 277.110 presenze, addirittura meno de La vita di Adele di un non proprio popolarissimo Abdel Kechiche.

“Per un film vincere un Leone o una Palma d’Oro non garantisce più un successo economico in sala. La gente non ha più la relazione che aveva una volta con i film che vincono ai festival”, spiega al FQMagazine, Valerio De Paolis di Cinema srl. “A un pubblico giovane, oggi, non frega più nulla né dei premi, né tantomeno della critica. Una recensione positiva non è più in segnale importante per il pubblico odierno. Non c’è stata sostituzione generazionale. E siamo di fronte ad una fetta di pubblico di riferimento per i nostri film sempre più ridotta. Immaginiamolo come una lentissima erosione di un ghiacciaio, cento metri l’anno. Il ghiacciaio c’è ancora ma a breve sarà piccolissimo”.

“Distribuire tutti i film è oramai diventato un terno al lotto”, afferma Cesare Petrillo di Teodora, fresco acquirente della Palma d’Oro 2017, The Square. “Diciamo che quando chiamo un esercente e gli chiedo di proiettare una Palma d’oro la  procedura risulta più semplice nonostante il valore del film. Per un film bellissimo come Aquarius abbiamo penato, per Amour di Haneke no. Nel Concorso di Cannes per acquistare un film in esclusiva per la distribuzione in Italia si va dai 100mila euro per quello più scarso ai 500mila per quello che vale di più”. Teodora è molto presente a Cannes, ma ha oramai deciso da tempo di non passare dal supermarket Venezia preferendo nello stesso periodo di andare a Toronto: “Non c’è nessuna scelta aprioristica, anzi facciamo un appello al direttore Barbera per poterci andare. Solo che tanti titoli nostri preacquistati li hanno sempre scartati. Piccioni con Il rosso e il blu, discreto successo in sala, non l’hanno voluto, poi hanno preso Questi giorni nel 2016 che non ha ricavato granché. Molti film di François Ozon, cineasta che amiamo e distribuiamo, non gli piacevano, quando invece nel 2016 con Frantz che non era nostro l’hanno messo in Concorso”.

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