Lui sa come si fa. A vincere una Champions League, ma anche a perderla. Moreno Torricelli, terzino tutta corsa e generosità, è uno dei simboli della Juventus che alla fine degli anni Novanta dominò il calcio europeo ed arrivò in fondo al torneo per tre anni di fila: l’ultima che è riuscita ad alzare la coppa dalle grandi orecchie. C’era nella notte dell’Olimpico e del trionfo ai rigori contro l’Ajax nel 1996. Ma c’era pure due anni dopo ad Amsterdam, nella finale con il Real Madrid del gol in sospetto fuorigioco di Mijatovic, una delle sconfitte più brucianti della storia bianconera. Finale amaro che i tifosi juventini sperano di non rivivere sabato a Cardiff, quando ritroveranno lo stesso avversario di allora. “Ma questa Juventus è forte nella testa come la nostra. Per questo è pronta per tornare a vincere anche in Europa”, assicura lui.
Torricelli, come si vince una Champions League?
Bisogna arrivarci nelle migliori condizioni fisiche possibili, perché dopo una stagione lunghissima in una partita di questo livello le energie a disposizione fanno davvero la differenza. E poi ci vuole il coraggio di giocarla senza paura, che a volte può fare brutti scherzi. Con gambe, cuore e un pizzico di fortuna si diventa campioni.
E perché invece la Juventus molte volte non ce l’ha fatta?
Difficile dirlo, ogni finale fa storia a sé. Io da solo ne ho perse due, e anche se tutti ora ricordano la partita contro il Real Madrid e il gol di Mijatovic a me forse brucia di più quella contro il Borussia Dortmund, perché eravamo nettamente superiori. Ecco, forse l’unico filo conduttore tra le tante delusioni in finale è che spesso la Juve ha perso da favorita, ma nel calcio non sempre vince la squadra più forte. Magari stavolta che il pronostico è sulle spalle degli altri potrà essere un vantaggio.
Non c’è il rischio di patire una sorta di “sindrome da finale”?
Mi auguro di no, e sinceramente non credo: è una squadra nuova, fatta di ragazzi giovani. Molti di loro quelle partite forse non le hanno neanche mai viste. A parte i senatori del gruppo la maggior parte non c’era neppure due anni fa. Scenderanno in campo senza sentire il peso di una storia che non è la loro: se avevano un complesso europeo, dovuto alle eliminazioni degli ultimi anni, se lo sono scrollati di dosso nella doppia sfida col Barcellona.
Come arrivano i bianconeri al grande appuntamento?
Dall’esterno mi sembra molto bene. Come dicevo l’aspetto fisico è fondamentale, e il grande vantaggio in campionato ha permesso ad Allegri di dosare le energie, gestire i giocatori, senza stress eccessivo. I presupposti ci sono tutti. Poi dall’altra parte c’è sempre il Real…
Stesso avversario della finale persa nel ’98, ma anche delle semifinali vinte nel 2003 e nel 2015…
Già, il Real sembra essere un po’ nel nostro destino, ed è un onore visto che parliamo dei club più prestigiosi al mondo. Ma anche la Juve lo è, e non deve dimenticarsi che contro di loro ha vinto quasi sempre: pure noi nell’anno del trionfo del ’96 nei quarti eliminammo proprio gli spagnoli. La tradizione può pesare anche per loro.
Da allora sono passati più di vent’anni: rivede qualcosa della sua Juve in questo gruppo?
Squadre diverse, giocatori diversi, anche il calcio era diverso allora. Ma qualcosa in comune c’è: la testa, la mentalità da campioni. Noi ce l’avevamo, questa Juve pure: ha vinto tutto in Italia, un ciclo lunghissimo persino superiore al nostro. Ha acquisito una consapevolezza dei propri mezzi che probabilmente non aveva due anni fa contro il Barcellona. È il momento di tornare a vincere anche in Europa.
Da vincitore della Champions, che consiglio darebbe a chi scenderà in campo a Cardiff?
Direi a questi ragazzi di cogliere l’attimo, di giocare senza ansie eccessive ma pure con la determinazione di chi è di fronte alla partita della vita. In squadra ci sono grandissimi campioni, a partire da Buffon, che sono probabilmente all’ultima occasione per vincere la Champions. Ma il discorso vale per tutti, anche per i più giovani come Dybala: non sai cosa la carriera ti può riservare, quando il treno passa bisogna salirci su. Questo gruppo se lo meriterebbe, ma per merito nel calcio nessuno ti regala nulla: sta a loro andare a prendersi la coppa.
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