Che alla fine l’Italia si prepari alle urne anticipate oppure no poco importa, il clima è già da piena campagna elettorale. Matteo Renzi, nella puntata di Porta a Porta in onda stasera, va a cento all’ora contro l’alleato al governo con il Pd Angelino Alfano: “Se quelli non prendono il 5% e stanno fuori non è un dramma“, dice senza remore. “Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto”. Il ministro degli Esteri, ed ex ministro dell’Interno, replica poco dopo: “Insulta, ma non risponde. Fa cadere anche il governo Gentiloni?”. Effettivamente la risposta non c’è, ma di fatto è un tutti contro tutti come se ci fosse già una data per votare. “Ho l’impressione che con lui ci rivedremo in Parlamento”, chiude spavaldo Alfano. Renzi fondamentalmente se ne frega delle lamentele di Area popolare, terrorizzata dalla soglia di sbarramento che si ipotizza nella riforma della legge elettorale sul modello tedesco e che per il momento mette d’accordo Pd-Forza Italia-Movimento 5 stelle. Addirittura, rivela Renzi, Berlusconi al telefono con lui avrebbe chiesto un soglia al 6 per cento, ancora più restrittiva quindi per i piccoli partiti: “Gli ho detto di no”, spiega a Bruno Vespa. Il leader Pd dà proprio l’idea di aver preso la rincorsa in vista delle urne, ma in favor di telecamere garantisce di non avere fretta: “Io impaziente? Avrei potuto restare a Palazzo Chigi e invece me ne sono andato. Ho l’impressione che sono loro che hanno paura, ma non è accettabile il veto dei ‘piccoli’“. In realtà, solo stamattina, ha iniziato l’appuntamento quotidiano di rassegna stampa e notizie live dal profilo Facebook, dal titolo “Ore 9“: un chiaro segno che per lui è già tutto una questione di campagna elettorale.

Tra i vari nodi toccati nell’intervista in onda su Rai1, c’è anche l’ammissione che il nuovo sistema non sia certo quello che garantirà stabilità governativa e che quindi non si possono escludere le larghe intese a priori: “E’ evidente che può esserci mancanza di maggioranza, come in Germania. Io spero che diano fiducia al Pd, se non sarà così bisognerà vedere i numeri in Parlamento”. Tanto che poi va oltre e a domanda specifica sul ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che tanto piace al centrodestra, non ha paura di dire: “Se accettasse di far parte del Pd lo prenderemmo volentieri”. Almeno così dice il leader. Solo ieri sera Renzi ha ottenuto il via libera della direzione Pd, anche se 33 orlandiani si sono astenuti in polemica: avrebbero voluto che il progetto fosse vincolato alla garanzia che le future maggioranze saranno di centrosinistra, ma nessuno di fatto può dare questa sicurezza. Il segretario dem a Porta a Porta parla anche della nuova segreteria, quella che la stessa direzione nelle scorse ore ha approvato: “Abbiamo fatto una segreteria libera dalle correnti“, dice. E come dargli torto: c’è la società civile e la metà sono donne, ma nessuna traccia delle minoranze.

Per quanto riguarda il voto anticipato, quello che lui sostiene di non volere a tutti i costi, Renzi dice che però “teoricamente si può fare”. E la data potrebbe essere a settembre o ottobre. Secondo il leader dem neppure lo spettro della manovra da approvare è un problema: “Tanto è vero che la Germania vota il 24 settembre e l’Austria l’8 ottobre. Vedo qualcuno che dice, votare è un pericolo, tesi suggestiva”. Quindi aggiunge: “Il terrorismo psicologico sulla necessità di un decreto a luglio, ce lo chiede l’Europa, è una barzelletta“. Renzi non si scompone neppure di fronte all’ipotesi combinata di urne in autunno e di un’eventuale mancanza di maggioranza: “Se tu voti a ottobre la legge di bilancio la fa il nuovo governo, se si forma in tempo. Se invece ci sono problemi, ragiono in termini astratti, se non c’è la maggioranza rimane il governo attuale, che è in carica. Un governo che accompagna il Paese alle elezioni c’è sempre. E in caso di problemi a formare la maggioranza sarà il governo Gentiloni a predisporre la manovra”. Comunque, continua Renzi, la prossima manovra, “chiunque la faccia deve continuare ad abbassare le tasse e combattere in Ue per un sistema più legato alla flessibilità che all’austerity“. E aggiunge: “Sono pronto ad accordi con chiunque per fare la manovra adesso” se inspirata alla flessibilità. “La disoccupazione è all’11%. Quando io sono arrivato era al 13. La disoccupazione giovanile era al 44% ed è al 34. Se dico che va bene chiamano il dottore e mi portano via. Finché non scende la disoccupazione delle regole dell’austerità non so che farmene”. Per quanto riguarda il governo Gentiloni dichiara: “Io non solo lo stimo, ma un pochino lo conosco. Se abbiamo la forza adesso di fare una battaglia in Europa facciamola”.

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