La crisi idrica è arrivata anche a Roma. La siccità che ha colpito buona parte della Penisola sta mandando in sofferenza la Città Eterna, fino ad oggi considerata al sicuro grazie al millenario sistema di sorgenti che gravitano nel suo sottosuolo e che rendono “l’acqua di Roma” unica al mondo. Invece, a causa dello straordinario calo delle piogge che si è registrato negli ultimi due anni – la Coldiretti ad aprile ha registrato un -47% rispetto alla media – ora la società Acea potrebbe essere addirittura costretta a raddoppiare la captazione di acqua dal vicino Lago di Bracciano – a nord della Capitale – anch’esso già sotto i livelli minimi stabiliti con la convenzione del 1990. Un’eventualità concreta, quest’ultima, che a sua volta preoccupa i residenti dei comuni lacuali, specie nel timore che l’ulteriore abbassamento del livello del lago possa andare a compromettere l’ecosistema dell’intero quadrante. Come spiegato a ilfattoquotidiano.it da fonti della stessa società partecipata al 51% dal Campidoglio, “nei prossimi giorni comunicheremo le iniziative che la società sta prendendo per tutelare il territorio”. Una crisi alla quale, come detto, i romani non sarebbero per nulla abituati, potendo contare da più di 2000 anni sulle famose 7 fonti – Acqua Vergine, Acqua Marcia, Alessandrino, Paolo, Felice, Peschiera e Delle Capore – oggi considerate insufficienti per fronteggiare la siccità e allo stesso tempo mantenere gli standard delle utenze, a servizio dei 2,8 milioni di persone residenti in città e delle centinaia di migliaia di immobili a destinazione commerciale. E non è tutto. Da ambienti capitolini tra l’altro trapela, come estrema ratio, la possibilità di arrivare anche a prendere misure drastiche per il “risparmio idrico”, magari con una turnazione fra i quartieri per ridurre al minimo i disagi. Sperando che, nel frattempo, Giove pluvio faccia il suo dovere.
TRASTEVERE SI SVEGLIA SENZA ACQUA
Come se non bastasse, va detto che la rete idrica della Capitale non gode proprio di ottima salute. Secondo un rapporto Istat presentato nel marzo scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, il 44% delle risorse idriche presenti nelle tubature (circa 140 litri al giorno a persona) andrebbe disperso: un dato superiore alla media nazionale, che si attesta al 38,2%. Dai numeri alla realtà, il passo è breve. Stamane uno dei quartieri storici della Capitale, Trastevere, si è svegliato senza acqua nei rubinetti o con un forte abbassamento di pressione. Le segnalazioni ad Acea sono arrivate un po’ da tutta la zona: abitazioni private, uffici, bar e ristoranti. Secondo quanto comunicato dalla società capitolina, “durante la manovra di riallineamento del serbatoio di Villa Pamphili, si è registrato un momentaneo blocco dell’erogazione idrica, provocando un abbassamento della pressione dell’acqua”. Insieme a Trastevere, hanno avuto problemi i residenti di zone limitrofe come Marconi e Portuense. Episodio simile è avvenuto a Guidonia, comune a 20 km ad est di Roma, dove pare che l’abbassamento della pressione sia in questo caso dovuto ad un guasto verificatosi in una zona denominata “Albuccione”. Un mese fa problemi anche al Pigneto con il quartiere completamente senza acqua per quasi 24 ore.
BRACCIANO SCENDE IN PIAZZA
Il Lago di Bracciano salverà dunque la Capitale dalla siccità? Ancora non è chiaro e, soprattutto, i residenti dei comuni lacuali non sembrano disponibili ad accorrere in aiuto del capoluogo. Non si tratta (solo) di campanilismo, ma anche del forte abbassamento del livello registrato negli ultimi mesi dal bacino vulcanico, tendenza che preoccupa le popolazioni del posto. Secondo il Comitato Salviamo il Lago di Bracciano, il livello dell’acqua sarebbe sceso ben quasi 1 metro e mezzo sotto lo “zero” stabilito con l’Acea Ato 2. L’azienda capitolina ha ottenuto nel 1990 la concessione dal Ministero dei Lavori Pubblici per utilizzare il lago come riserva idrica del Comune di Roma: in quel documento si prevede la possibilità di prelevare circa 1.100 litri al secondo, fino un massimo “in casi eccezionali” di 5.000 litri, sempre al secondo. “Al momento – spiega il prof. Loreto Rossi, docente di Ecologia presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza d Roma e consulente del Comitato – Ato 2 preleva circa 1.500 l/s, ma con il raddoppio è possibile che si arrivi a 3.000 l/s. L’ulteriore abbassamento del livello metterebbe a rischio l’intero ecosistema, non essendo il lago vulcanico un bacino a continua rigenerazione. E i danni, in termini di inquinamento, sarebbero permanenti per il territorio, per l’abbassamento delle capacità autodepurative”. Il caso ha messo d’accordo i sindaci dei comuni lacuali, Bracciano, Anguillara e Trevignano, che da settimane si rivolgono a Virginia Raggi, che è anche presidente della Città Metropolitana. “L’aumento della captazione è una decisione indegna e oltraggiosa – tuona Emiliano Minnucci, deputato del Partito Democratico –È necessario intraprendere un’azione forte e determinata che vada oltre i tavoli tecnici. L’indifferenza di Raggi ci porta poi a considerare anche il ricorso alla magistratura, sia essa amministrativa, civile o penale”.