Il recente decreto sui vaccini ha acceso diverse discussioni in merito al numero dei vaccini resi obbligatori e alle sanzioni per chi si sottrae a quanto prescritto dalla legge. Queste ultime saranno in vigore con riferimento alla scuola dell’obbligo, dal momento che per l’asilo e la scuola materna l’iscrizione sarà vietata in caso di mancata vaccinazione. I termini della discussione spaziano dalla libertà individuale alla tutela del benessere collettivo e coinvolgono nella discussione anche l’architettura della costituzione italiana e il bilanciamento tra diritti fondamentali come il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 e quello all’istruzione tutelato dall’articolo 26.
In questa sede, lasciando da parte le discussioni più alte, vorrei argomentare come dal punto di vista della mera teoria economica la vaccinazione obbligatoria sia auspicabile e costituisca la scelta che massimizza il benessere della popolazione. In economia, si definiscono “esternalità” le conseguenze che determinate attività comportano per soggetti diversi da quelli che hanno posto in essere dette attività. Le esternalità sono negative se riducono l’utilità dei soggetti che le subiscono e non prevedono un congruo indennizzo.
La scelta di non vaccinare i propri figli comporta un’esternalità negativa molto rilevante: espone il resto della popolazione al rischio di contrarre malattie dalle quali sarebbero invece a riparo se fosse mantenuta la cosiddetta “immunità di gregge” ossia quella condizione in cui la percentuale di individui sul totale della popolazione immuni a una patologia è talmente elevata da ridurre a livelli trascurabili il rischio di infezione anche per chi non è immune. Questo meccanismo diventa particolarmente rilevante se teniamo conto del fatto che, per essere pienamente efficaci, i vaccini devono essere somministrati in un particolare momento della crescita: i bambini che non hanno ancora raggiunto l’età per sottoporsi ad un particolare vaccino, sono di fatto protetti esclusivamente dall’immunità di gregge.
Posto che l’efficacia delle terapie vaccinali nella riduzione della diffusione delle patologie è scientificamente verificata, così come sono obbiettivamente verificabili i rilevanti costi sociali derivanti da una maggiore diffusione delle patologie contro le quali esistono vaccini testati, imporre l’obbligo di vaccinarsi precocemente (ovviamente per le patologie gravi) costituisce senza ombra di dubbio la scelta più efficiente. Pertanto, mentre le considerazioni in tema di libertà individuali o di diritti fondamentali dipendono dalle preferenze personali ideologie e politiche e non è possibile pervenire a una risoluzione univoca, in termini di mera valutazione del benessere collettivo, la vaccinazione obbligatoria è la scelta che con certezza riduce al minimo i costi sociali dovuti alle patologie per le quali esistono vaccinazioni efficaci.