“I valori che ci hanno unito il 2 giugno del 1946 continuano a guidarci”. Con queste parole il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, celebra la Festa nazionale della Repubblica, e augura di realizzare “lo stesso desiderio dei nostri padri: dare alle future generazioni un’Italia in pace, prospera e solidale“, ma anche in grado assumere “un ruolo autorevole e propulsivo all’interno di quella comunità internazionale che abbiamo contribuito a edificare”. Nel messaggio inviato al capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano, ha inoltre reso omaggio “ai tanti caduti lungo il difficile e sofferto cammino del nostro Paese verso la libertà e la democrazia”.
Rivolgendo un saluto “agli uomini ed alle donne delle nostre Forze armate” il presidente Mattarella ha sostenuto che “le minacce alla nostra sicurezza e al nostro benessere vanno sostenute con la limpida coscienza dei risultati raggiunti”. Nel messaggio ha voluto ricordare povertà e conflitti internazionali: “non potrà esservi vera sicurezza se permarranno focolai di crisi, non potrà esservi vero benessere se una parte dell’umanità sarà costretta a vivere nella miseria“.
Mattarella questa mattina ha reso omaggio alla tomba del Milite Ignoto al Vittoriano, dove ha deposto una corona d’alloro, dando il via alle celebrazioni ufficiali del 2 giugno, culminate nella tradizionale parata militare lungo via dei Fori Imperiali. Il Presidente è stato accompagnato all’Altare della Patria dal ministro della Difesa Roberta Pinotti e dal capo di Stato maggiore. Sulle scale del Vittoriano è stato ricevuto tra gli altri, dai presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, e dal presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi.
La parata, il cui motto è “Insieme per il Paese” ha avuto una speciale attenzione per le popolazioni colpite dal terremoto e per le forze che vi hanno prestato soccorso. In prima fila i sindaci di alcuni comuni del centro Italia colpiti dal terremoto, che insieme ai primi cittadini di 400 comuni d’Italia, hanno aperto la rassegna, che è stata organizzata in modo da riservare particolare attenzione alla Protezione civile, e a tutte le unità delle Forze armate impegnate nelle zone colpite dal maltempo e dal terremoto. Anche il presidente Mattarella aveva ricordato il sisma del centro Italia, rivolgendo un ringraziamento “particolarmente sentito” ai militari intervenuti in soccorso delle popolazioni “duramente e dolorosamente colpite”. Il loro impegno, ha aggiunto il presidente “testimonia la dedizione delle Forze Armate al Paese e ai suoi cittadini, dei quali sono nobile espressione”. In totale alla sfilata hanno partecipato circa 4.000 persone, tra militari e civili.
Una parata blindatissima, con imponenti misure di sicurezza: bonifiche con artificieri e cani anti-esplosivo, tiratori scelti, varchi d’accesso sorvegliati da metal detector. Sul campo sono stati mobilitati circa mille uomini delle forze dell’ordine. L’area interessata all’evento è stata chiusa al traffico, chiuse anche le stazioni della metropolitana più vicine: Colosseo e Circo Massimo.
“È una giornata di festa” ha detto la sindaca Virginia Raggi, che ha inoltre espresso “l’augurio che si riesca a cooperare tutti e a collaborare per il bene del Paese al di là delle distinzioni politiche”.
Nel primo settore, oltre ai sindaci, hanno sfilato le bandiere degli organismi multinazionali come Onu e Nato, e le forze impiegate negli interventi di pubblica utilità, inclusa una rappresentanza della Protezione Civile. I quattro successivi settori sono dedicati alle singole Forze armate – Esercito, Marina militare, Aeronautica e Arma dei carabinieri – mentre il sesto settore è composto dai corpi militari e ausiliari dello stato, tra cui la Croce Rossa. Il settimo e ultimo settore comprende i corpi armati e non dello Stato, tra cui la guardia di finanza, la Polizia di Stato, i Vigili del fuoco, la Polizia penitenziaria, il Servizio civile nazionale e il corpo di Polizia di Roma capitale.
Alla termine della parata le Frecce tricolori hanno sorvolato i Fori Imperiali, segnando il cielo azzurro di Roma di verde, bianco e rosso. Novità di quest’anno, l’inno nazionale cantato da Andrea Bocelli, che si è detto “fiero di partecipare”: si è esibito insieme al coro di voci bianche dell’accademia nazionale di Santa Cecilia, accompagnato dalla banda interforze della Difesa. Gli onori finali al presidente della Repubblica sono stati resi dal reggimento dei corazzieri a cavallo e dalla fanfara dei carabinieri a cavallo.
Tuttavia non sono mancate le polemiche: “Oggi non c’è nulla da festeggiare, oggi c’è solo da indignarsi”, ha affermato in una nota il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, Lega Nord. “Una Repubblica che non sa tutelare la vita umana che non riesce ad applicare la giustizia e non garantisce la più elementare sicurezza non va festeggiata”, ha dichiarato, citando i “mille motivi stranoti” della sua protesta, in primo luogo “l’invasione di immigrati che stiamo subendo”, poi la cronaca: “l’ennesimo caso di ingiustizia: un ladro, il rom che causa la morte di una ragazza di vent’anni e dopo 20 giorni è libero, libero forse anche di aver appiccato il rogo alla roulotte costato la vita a tre bambine rom a Roma”.
Il leader del Carroccio ha ribadito che non tutti i sindaci di comuni terremotati erano presenti alla rassegna: “Parecchi sindaci di Comuni terremotati non hanno partecipato alla sfilata romana del 2 giugno: Non marciamo con chi ci ha dimenticato” ha scritto Matteo Salvini su Facebook. “Bravi e coraggiosi loro, vergognosi i giornalisti di radio e tivù che li hanno ignorati per celebrare la Sfilata dell’Ipocrisia e dell’Immigrazione”.
Tuttavia il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, spiega che pur passando la giornata insieme ai suoi concittadini ieri sera ha portato i suoi saluti al Presidente, insieme ad altri sindaci del cratere: “Era un omaggio doveroso perché io sono un uomo delle istituzioni, ma non ho bisogno delle parate”. Il primo cittadino del comune reatino colpito dal sisma della scorsa estate ha spiegato: “Sento il dovere di dedicare il 2 giugno alla mia terra e alla mia gente, per questo ho scelto di passarlo con loro, con gli scarponi”.
Stamattina i cittadini di Saronno (Varese), hanno protestato contro la decisione del sindaco Alessandro Fagioli (Lega Nord) di non celebrare la Festa della Repubblica. Scelta dovuta a motivazioni di ordine pubblico: il primo cittadino aveva spiegato di temere contestazioni e tensioni da parte di un centro sociale. Decine di persone, tra cui il partigiano simbolo della città Aurelio Legnani, si sono riuniti in piazza Libertà portando le bandiere tricolore, su invito del Partito democratico. “Adducendo la motivazione pretestuosa della tutela dell’ordine pubblico, di fatto il Sindaco Pro tempore cancella con un colpo di spugna ogni celebrazione per la festa della Repubblica” ha scritto su facebook il segretario Pd cittadino Francesco Licata: “Il 2 giugno è una data simbolo dei valori repubblicani“.