Gli echi dell’annuncio di Donald Trump sull’uscita dall’accordo di Parigi si riverberano sull’EU-China Business Summit in corso a Bruxelles. Vertice che nelle intenzioni dei protagonisti punta a rafforzare i rapporti tra l’Ue e Pechino in materia di clima ed economia. La lotta al cambiamento climatico “oggi è più importante che ieri” e “Cina e Ue sono allineati per soluzioni comuni”, ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker in apertura, sottolineando l’importanza di “una piena implementazione dell’accordo di Parigi” e affermato che la comune linea di vedute con la Cina “è un messaggio al mondo: non si torna indietro dalla transizione energetica”. L’Unione europea e la Cina proseguiranno la lotta contro il cambiamento climatico per le future generazioni “con o senza gli Stati Uniti”, che “commettono un errore storico“, ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in un incontro con la stampa ritardato di oltre tre ore rispetto al previsto.
Ma, in questo panorama di amorosi sensi, c’è un neo non da poco: il summit “più promettente tra Ue e Cina della nostra storia” (parola di Tusk) si è concluso senza una dichiarazione comune finale perché “non è stato possibile raggiungere il consenso sulla questione che riguarda l’accesso della Cina allo status di economia di mercato“. Il nodo del commercio – l’altro tema controverso è l’eccesso di capacità produttiva cinese in ambito siderurgico – rovina insomma la festa di fidanzamento tra Pechino e Bruxelles alle spalle di Washington. Anche se Juncker ha mostrato apertura su quello che per Pechino è l’obiettivo più sentito: il completamento della Nuova via della seta. “Il risultato politico più importante”, ha sintetizzato comunque Tusk vedendo il bicchiere mezzo pieno, “è in quanto ha detto il premier Li ieri, nella nostra cena informale: che dobbiamo combattere per quello che abbiamo in comune, non solo sulle nostre differenze e divisioni”. E “il risultato è assolutamente chiaro: abbiamo trovato il punto comune”.
In effetti la Cina, primo produttore al mondo di gas responsabili del global warming, ha preso impegni importanti sul fonte ambientale. “Manterremo i nostri impegni e la Cina è pronta a cooperare con tutti i Paesi della comunità internazionale, compresi gli Usa, per promuovere a livello globale uno sviluppo verde, sostenibile e a basse emissioni di carbonio”, ha ribadito in conferenza stampa la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. “Crediamo che rifletta l’ampia approvazione della comunità internazionale sulla questione dei cambiamenti climatici”. Le parti interessate “dovrebbero custodire questo risultato conquistato a fatica”, ha aggiunto rimarcando l’importanza di assicurare “misure concrete”.
Per quanto riguarda la cooperazione economica tra l’Europa e la Cina, per le imprese europee “fare affari in Cina è ancora difficile” ma Juncker ha affermato che l’accordo sulla protezione degli investimenti firmato oggi “sarà un game changer e bilancerà la situazione” visto che ora “una società europea su due si dice meno benvenuta in Cina rispetto al suo arrivo e oltre la metà dicono che le imprese straniere sono penalizzate rispetto a quelle cinesi”. Da parte sua con la Ue la Cina intende “definire come garantire al meglio che il commercio sia libero” ed insieme “sostenere le regole multilaterali, altrimenti il mondo diventa una giungla”, ha detto il premier cinese Li Keqjang che ha aggiunto: “La Cina sostiene sempre le regole, comprese quelle della World Trade Organization. Solo con le regole c’è la base per negoziati. Possiamo parlare invece di combatterci”.
“Stiamo usando la stabilità della relazione tra Ue e Cina per contrastare le crescenti incertezze nel mondo”, ha detto ancora Li Keqjang, affermando di essere d’accordo con i “timori” espressi dal presidente Juncker sul futuro: “Sulle questioni principali condividiamo la stessa filosofia”. Parole che risultano ancor più significative alla luce del raffreddamento dei rapporti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. “Concordiamo – ha aggiunto Li – che dobbiamo andare avanti sul trend della globalizzazione e renderla più inclusiva, equa e di beneficio per tutti. La globalizzazione ha portato benefici alla Cina, all’Europa e a tanti Paesi nel mondo. I benefici sono evidenti, ma non neghiamo che come sempre in veloci evoluzioni anche la globalizzazione ha i suoi aspetti negativi, ma non è un problema della globalizzazione in sé ma di come la attuiamo”.
Li Keqjang e Juncker concordano sul lancio di uno “studio di fattibilità” per un futuro “accordo di libero commercio” tra la Ue e la Cina. “Servono due mani per applaudire”, ha detto il premier cinese con una metafora in chiusura del suo intervento, in cui ha anche annunciato che l’apertura della Cina agli investimenti esteri “in un anno è migliorata di 13 posizioni nella classifica della Banca mondiale“. Poi la promessa che il Paese farà ancora di più, anche se gradualmente: “Date le dimensioni della Cina, dobbiamo andare avanti passo dopo passo, però possiamo migliorare del 5% l’anno: immaginate l’impatto, viste le dimensioni della Cina che è un mercato di 1,3 miliardi di persone”.