Ha remato intorno all’isola di Lampedusa per ricordare e mantenere alta l’attenzione sulla tragedia dei migranti in mare. “Abituarsi a condividere certi dolori degli altri ti dà un modo di valutare la vita completamente diverso da quello che solitamente facciamo” dice Sandro Lulli, livornese, 64 anni, 37 anni dei quali nella redazione sportiva del Tirreno. La sua barca, una “iole” come si chiama in gergo, si chiama Fuocoammare. Nell’ottobre scorso ha percorso i 33 chilometri del perimetro dell’isola che secondo molti dovrebbe essere candidata al premio Nobel per la pace, per il modo in cui – trascurata dall’Europa di Bruxelles – accoglie chi viene a cercare fortuna e a volte trova solo altra disperazione.

Le sue traversate a remi sono una sorta di “preghiere laiche”. Alle quali aggiunge anche quella per la verità sul disastro del Moby Prince, avvenuto davanti alla costa di Livorno nel 1991 e nel quale morirono 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Su quell’incidente navale, il più grave della marineria civile italiana in tempo di pace, sta lavorando ora una commissione d’inchiesta al Senato che spera di concludere il suo lavoro visto che la sua esistenza è legata alla legislatura. Così Sandro ha remato lo scorso anno per circa 20 miglia da Gorgona a Livorno mentre lo scorso aprile ha allungato il suo percorso, spostando la partenza davanti a un’altra isola dell’Arcipelago Toscano, la Capraia. In questo caso le miglia sono diventate 36, al termine delle quali le ore di traversata sono state oltre dieci.

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