Secondo l'organizzazione animalista dal 1970 al 2012 abbiamo perso il 58% della ricchezza animale sulla Terra ed è un'estinzione interamente causata dalla specie umana. Colpa dei cambiamenti climatici, della desertificazione degli habitat ma anche di inquinamento e bracconaggio
Il lupo della Tasmania, lo stambecco dei Pirenei, la tigre del Caspio, il rinoceronte nero dell’Africa occidentale, il leopardo di Zanzibar: sono cinque specie che abbiamo perso per sempre negli ultimi anni e che si aggiungono ad una lista già molto lunga. L’allarme viene dal Wwf, che in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, fa il punto su quella che definisce “la sesta estinzione di massa“. Secondo l’organizzazione, “solo dal 1970 al 2012 abbiamo perso il 58% della ricchezza della vita sulla Terra”. Cioè più della metà: questo per la sola specie dei vertebrati, in meno di 50 anni. Questa estinzione ha una caratteristica piuttosto sinistra: è la prima nella storia della Terra causata da una singola specie, l’uomo. Colpa dei cambiamenti climatici, della progressiva distruzione degli habitat ma anche dell’aumento di fenomeni criminali, come il bracconaggio. Tutto ciò, secondo il Wwf, mostra “l’incapacità del genere umano di intervenire con determinazione su emergenze planetarie paradossalmente da noi stesse scatenate”.
Moltissime sono anche le specie non ancora estinte, ma che rischiamo di perdere nel giro di pochi anni: “In poco più di 10 anni è scomparso in Africa quasi il 70% degli elefanti di foresta. Solo nel Mediterraneo più del 50% degli squali sono a rischio estinzione, per non parlare di specie simboliche come la vaquita, una piccola focena del Messico, di cui restano non più di 30 esemplari o la balena franca Nord Atlantica, vicinissima all’estinzione”. E ancora: “L’orso marsicano: sui nostri Appennini non ne sopravvivono più di 50. Il leopardo dell’Amur, confinato nelle foreste tra Cina e Russia, gli ultimi 40 rinoceronti di Giava o i gorilla di Cross River che stiamo cancellando dalle foreste del Congo”.