Paolo Pace dopo le polemiche con la sindaca Raggi ha annunciato l'adesione al partito di Giorgia Meloni "Con i grillini non c'è futuro. Appena ci sono problemi sei abbandonato totalmente, una cosa inaccettabile". L'ex esponente del Movimento dimissionario da giovane era un assiduo frequentatore degli ambienti romani del Msi: "Fratelli d'Italia è una grande famiglia"
Un ritorno al passato. Anzi, ormai “al futuro”, vista la dichiarazione d’intenti formulata presso gli uffici capitolini di via del Tritone. Paolo Pace, ormai ex presidente dimissionario del Municipio VIII di Roma, nonché ex esponente del Movimento 5 stelle, è passato ufficialmente con Fratelli d’Italia. Proprio lui che da ragazzo ha frequentato assiduamente (“ma non ho mai preso la tessera”, ha spiegato) quel Fronte della Gioventù che negli anni ’70 e ’80 fu “cantera” dinamica e piuttosto irrequieta dell’allora Msi, e che oggi vede molti dei protagonisti di quella stagione politica arruolati proprio nel partito di Giorgia Meloni e Fabio Rampelli. “Andavo alle superiori all’istituto tecnico ‘A. Genovesi’ ai Parioli – racconta Pace, che oggi ha 54 anni, a ilfattoquotidiano.it – nella mia classe erano tutti di destra. Lo ero anch’io: andavo alle assemblee del Fronte con i compagni di scuola, bazzicavo quell’ambiente”. Una “frequentazione” che però non si è mai trasformata in vera e propria militanza politica. Complice, fra le altre cose, la strage di Acca Larentia, nel 1978, che segnò il giovane Pace. “Erano anni di durissimi scontri fra rossi e neri – spiega – si erano superati tutti i confini della battaglia politica, ormai era una guerra. Quando finì per morire anche un mio amico, decisi che mi sarei allontanato da quell’ambiente. Non aveva più senso”.
La passione per la politica attiva torna nel 2012, con la militanza nel M5s: “Con il M5s ho coltivato il sogno di trasferire nelle istituzioni il mio impegno civico – spiega Pace – quello che già portavo avanti con il volontariato sul territorio e nei quartieri. Questo sogno si è però scontrato con l’assenza di vertici in grado di rappresentare una guida e rimettere a posto chi remava contro gli interessi non miei, ma dei cittadini”. Pace per lungo tempo riesce anche a nascondere le sue simpatie destrorse, tanto che nel municipio più rosso di Roma – dove viene candidato a presidente nel 2016 – si sparge su di lui la voce di “uomo di sinistra”, etichetta che lo aiuta a battere perfino Andrea Catarci, storico minisindaco targato Sinistra Italiana. Dura poco. In un territorio in cui rossi e neri non si sparano più, ma fanno ancora a pugni per strada, la bagarre interna al M5s fra “ortodossi” e “riformisti” si trasforma in una battaglia ideologica, dove il “camerata Pace” viene messo in minoranza e costretto alle dimissioni. “Paolo Pace passa a FdI: la Meloni aveva bisogno di un giardiniere – commenta sarcastico su Facebook l’ex consigliere municipale grillino, Massimiliano Morosini, lui legato a un passato in Rifondazione – il degno approdo per uno sfascistoide”. Lo stesso Pace ha convocato una conferenza stampa in cui ha spiegato le ragioni dell’adesione a Fratelli d’Italia: “Nel M5s non c’è futuro”, ha dichiarato, “chiunque porti un programma serio e idee concrete viene ostacolato con ogni mezzo. Mi auguro quindi che anche altri mi seguano. Io sono stato attaccato dagli ortodossi per futili motivi, da chi voleva far cadere il Municipio per motivi superiori e nessuno mi ha aiutato, a partire dalla sindaca Raggi. Appena ci sono problemi nel M5s sei abbandonato totalmente, una cosa inaccettabile. E poi sono rimasto sbalordito dall’incompetenza: perdere centinaia di milioni di investimenti per gli ex Mercati generali perché nidifica il germano reale, come, ad esempio, è stato detto, è pura follia. Io non ho mai ceduto ai ricatti che pure mi sono stati fatti”.
Alle spalle gli anni di piombo e l’esperienza grillina, ora Pace potrà tornare a stringere il braccio ai suoi vecchi camerati? “Ma io loro nemmeno me li ricordo – commenta – sono più grande di Andrea De Priamo e di Fabrizio Ghera (i consiglieri capitolini, ndr), e anche di Giorgia Meloni, mentre sono quasi coetaneo di Fabio Rampelli: forse lui l’ho ascoltato in qualche comizio, o in qualche assemblea. Ma, ripeto, non avevo nemmeno la tessera”. Chi lo ha convinto a “tornare alla base” è stato l’ex consigliere meloniano, Alessio Scimè: “L’ho trovato un uomo di centro, moderato, non un estremista. Mi ha parlato di una grande famiglia, di una comunità”.
Paolo Pace non è il primo municipale a passare con Fratelli d’Italia, potrebbe non essere l’ultimo. Le consigliere M5s del XII, Francesca Grosseto, e del XIII, Isabel Giorgi, hanno già fatto il salto nei mesi scorsi; nei prossimi giorni poi potrebbero virare a destra anche l’ex vicepresidente grillino dell’VIII, Massimo Serafini, e la prima degli eletti nello stesso municipio, Rita Brigida, mentre per le settimane a venire sono attese le adesioni di altri due ex consiglieri 5 stelle della Garbatella, movimenti “particolari” in XIV Municipio (Monte Mario) e in diversi altri parlamentini. “Prevedo una diaspora”, afferma sicuro Pace, mentre attacca: “Virginia Raggi e Daniele Frongia continuano ad avere i miei stessi problemi”.