La procura di Roma sta sentendo come persona informata sui fatti l’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Il suo interrogatorio è attualmente in corso davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi. Il 19 dicembre scorso erano state proprio le dichiarazioni di Marroni ai pm di Napoli a far partire il fascicolo, poi arrivato a Roma per competenza, legato alla fuga di notizie nel quale sono indagati per rivelazione di segreto d’ufficio il ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma, Emanuele Saltalamacchia.
Scelto da Matteo Renzi nel giugno del 2015 per guidare la prima stazione appaltante d’Italia, a dicembre scorso Marroni aveva fatto rimuovere grazie a un’apposita bonifica le microspie celate dai carabinieri del Noe nel suo ufficio. Quando sono andati a bussare alla porta del suo ufficio i carabinieri, lui ha spiegato: “Perché ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato”.
Ma non solo. Durante quegli interrogatori Marroni tira in ballo anche Tiziano Renzi, il padre di Matteo, conosciuto quando l’ex premier era sindaco di Firenze. Dopo la sua nomina alla Consip, a giugno 2015, Renzi senior a settembre si fa vivo. “Mi chiese di incontrarlo di persona – dice Marroni -, nella zona del Bargello. Mi disse che voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore: Carlo Russo che voleva partecipare a delle gare d’appalto indette da Consip; Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste di Russo e di dargli una mano perché era un suo amico”. Sia Tiziano Renzi che Carlo Russo sono indagati per traffico di influenze in concorso.