Territorio aggredito e violato. L’accusa che viene dalla sezione di Latina di Italia Nostra si rivolge al Comune di Sezze Romano, paese collinare tra i più importanti per numero di abitanti, in provincia di Latina. L’associazione ambientalista denuncia (e non è la prima volta che lo fa) l’abusivismo sconsiderato e avventato che negli ultimi anni sta distruggendo un luogo dalle precise caratteristiche naturalistiche e che per la posizione privilegiata e di affaccio sulla pianura pontina si può certo considerare un terrazzo da cui poter allungare lo sguardo su un paesaggio intrigante e scenico della pianura pontina. Giù, giù, fino al mare.

Sarà forse per questo allora che ognuno vuole ricavarsi un proscenio privilegiato da cui poter godere il fascino dell’infinito, rimanendo al fresco della collina. La locale sezione di Italia Nostra si era già spesa nel 2012 con osservazioni al Piano urbanistico comunale generale. Piano, redatto dallo studio Fuksas e che prevedeva ben cinque aree di espansione distribuite nel territorio, con un’assurda previsione di incremento demografico di ben 8500 abitanti in dieci anni, su una popolazione di meno di 25.000 persone. Ma nulla si è mosso da allora. Anzi. La sorpresa è stata scoprire che tutto si è impantanato nei cassetti della burocrazia. Spiegano infatti che le perplessità sulla gestione del territorio setino, già affetto da un pluriennale abusivismo selvaggio specialmente nell’area di Suso, si sono rafforzate quando si è scoperto che il Piano urbanistico è rimasto nel cassetto del Comune per oltre quattro anni e che, una volta presentato alla Regione, è attualmente sospeso per difetto di documentazione. Inascoltata fino ad ora, Italia Nostra riparte all’attacco e rivolge una domanda al sindaco del Comune lepino e al Presidente della Regione Zingaretti. Cosa si sta preparando ancora per il centro più importante dei Lepini?

In attesa di eleggere un nuovo Sindaco proprio in questi giorni, sono aumentate le denunce, sia sulla stampa che sui social, “di opere improprie e di episodi di inquinamento ambientale”. In particolare più volte si è sottolineato il grave impatto prodotto dalla nuova SR 156 in località delle Sardellane, un’area dal delicatissimo equilibrio ambientale e paesaggistico. “Un progetto inconcepibile fin dal preliminare che arranca tra mille difficoltà e “sorprese geologiche”. Torna prepotentemente nella discussione anche la vicenda dell’Anfiteatro, un’opera degli anni 50 dell’architetto Piacentini, distrutta per realizzare un complesso definito da tutti “ecomostro”. Ma Italia Nostra va oltre e punta il dito su chi non rispetta l’ambiente circostante perché si parla anche “di sversamenti inquinanti nei canali, spargimenti di materiali di dubbia provenienza sui terreni, combustioni di materie inquinanti (…) tanto da meritare il poco lusinghiero appellativo di nuova terra dei fuochi” . Una denuncia forte, dunque.

Ma l’opera che più di ogni altra lascia perplessi, secondo l’architetto Antonio Magaudda, presidente della sezione pontina dell’associazione ambientalista, è la realizzazione di un collettore fognario, che attraversa orizzontalmente il fronte di frana sul costone al di sopra del torrente Brivolco. “Il Piano di assetto idrogeologico della Regione proibisce tassativamente la realizzazione di collettori e di movimenti di terra in quell’area classificata ad alto rischio di frana; pertanto non si capisce come la stessa Regione abbia potuto autorizzare e finanziare un’opera in evidente contrasto con una sua stessa normativa. Oltretutto, il collettore insiste in prossimità di una grotta di altissimo valore paleontologico, in adiacenza del Monumento naturale dei “dinosauri”, riconosciuto anche dalla Regione dopo il ritrovamento di orme di dinosauro nell’ex cava di calcare dismessa”. Sul tema esiste un’interrogazione e un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. I lavori sono attualmente sospesi e tutto tace. Perché? Ovviamente si spera che non debbano passare altri anni e altri danni, prima di avere una risposta.

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