I leghisti sarebbero anche coreografici se si limitassero ad indossare camicie verde pisello, a mettersi fazzoletti verde pisello nel taschino della giacca, a vestire intimo verde pisello. È quando gestiscono il potere che invece diventano tutt’altro che innocui. La Regione Veneto a guida Zaia ne è un esempio.
È di questi giorni l’approvazione della legge sul contenimento del consumo di suolo. Un classico della legislazione italiana è che nella premessa delle leggi troverete sempre affermazioni di principio certamente condivisibili, mentre nel testo troverete tutt’altro. Volete un esempio? La legge nazionale sulla caccia esordisce affermando “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”. Il testo vi dirà come ammazzarla.
L’art. 1 della nuova legge regionale Veneto recita: “Il suolo, risorsa limitata e non rinnovabile, è bene comune di fondamentale importanza per la qualità della vita delle generazioni attuali e future, per la salvaguardia della salute, per l’equilibrio ambientale e per la tutela degli ecosistemi naturali, nonché per la produzione agricola finalizzata non solo all’alimentazione ma anche ad una insostituibile funzione di salvaguardia del territorio”.
Peccato che l’art. 11, subdolamente intitolato “Disposizioni finali” preveda tali e tante eccezioni al divieto di consumo di suolo da vanificarne di fatto la concreta attuabilità. Le maxi-deroghe sono ben nove. Così non è contabilizzato il suolo consumato dentro il perimetro degli ambiti di urbanizzazione consolidata, che comprendono ettari di territorio agricolo o incolto. Così non sono contabilizzati i lavori e le opere pubbliche o di interesse pubblico. Così non è contabilizzata l’attività di cava. Fra le opere pubbliche sicuramente sarà completata la Pedementana Veneta “che come era stata pensata, non serve più visto che è stato ammesso che dai 33mila veicoli giornalieri previsti si passerà (forse) a 18mila”.
Peccato che l’art. 12 (“Disposizioni transitorie”) preveda che negli ambiti inedificati siano consentiti ampliamenti nella misura del 30%, e siano fatti salvi tutti i procedimenti autorizzativi iniziati alla data di entrata in vigore della legge. Dimodoché nelle scorse settimane c’è stata la corsa nei comuni a presentare progetti.
Peccato che la norma non preveda il limite massimo di consumo di suolo ipotizzato ma demandi alla Giunta Regionale, che a scatola chiusa fisserà entro 180 giorni ai sensi dell’art. 4 la quantità massima di consumo di suolo. Un altro classico della nostra legislazione: demandare ad atti amministrativi la concreta applicazione delle leggi, in modo da evitare il contraddittorio politico.
Insomma, una legge burla che contraddice nei fatti le enunciazioni di principio. “Questa non è la legge contro il consumo di suolo ma la “legge-scudo” che salvaguarda e rende intoccabili le attività che maggiormente consumano e hanno consumato suolo in Veneto… cave, grandi opere, autostrade, piano casa, capannoni, serre agroindustriali, ecc. saranno attività in deroga sempre concesse”, ha commentato l’onorevole Andrea Zanoni.
E pensare che secondo i dati Ispra, il Veneto si trova già ai primi posti nella poco invidiabile classifica di consumo di suolo: 12,2% contro una media nazionale del 7,6%, e più del triplo rispetto al dato europeo, attestato al 4,1%. Entro il 2050, come vuole la Comunità europea, occorrerà azzerare il consumo di suolo, come ricorda la stessa legge veneta. Ma la domanda è questa: nel 2050 ci sarà ancora suolo da consumare in Veneto?
[CONTINUA…]