Prima Stalingrado a 5 stelle e poi esempio di autonomia per i fuoriusciti del Movimento al seguito di Federico Pizzarotti. Cinque anni dopo la vittoria che segnò l’inizio dell’avanzata dei pentastellati a livello nazionale, i riflettori sono ancora puntati su Parma. Tutto è cambiato da quel maggio 2012, quando Federico Pizzarotti l’informatico venne catapultato sulla poltrona di sindaco tra l’esultanza di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. All’appuntamento con le urne del prossimo 11 giugno il nome di Pizzarotti ci sarà ancora, ma questa volta ripulito dai simboli di partiti e soprattutto del Movimento, che ha contrassegnato tra le polemiche la sua storia sin dall’elezione. Il sindaco uscente cerca la riconferma, insieme a fedelissimi e nuovi volti, con la lista civica Effetto Parma, nata dopo la rottura con i vertici Cinque stelle e diventata già un marchio, anche in altre città, dei delusi che vogliono ripartire dai valori fondanti del Movimento, ma che nel M5s e nella sua gestione non si riconoscono più. Il sindaco nei sondaggi ha ottenuto buoni risultati, con una campagna elettorale giocata sul proseguimento del progetto cominciato nel 2012 e sul merito di avere salvato dal default il Comune indebitato dal centrodestra, anche se su di lui e la sua ex giunta pesano alcune inchieste, tra cui quella per l’alluvione del Baganza. Il civismo e l’interesse per la città al di là dei partiti sono la chiave a cui si appella anche il Pd, che dopo il tonfo della scorsa tornata elettorale corre con Paolo Scarpa, ingegnere e uomo non di partito uscito vittorioso dalle primarie. A sostenerlo, oltre ai dem, una coalizione mista molto ampia che annovera anche ex civici, tra cui alcuni assessori della giunta dell’ex sindaco Pietro Vignali che nel mandato di Pizzarotti sedevano sui banchi dell’opposizione.
di Piero Ricca e Alessandro SarcinelliIn città c’è già chi si immagina un nuovo ballottaggio tra Pizzarotti e lo sfidante del centrosinistra, ma i dieci candidati in campo potrebbero riservare altre sorprese, come già accadde cinque anni fa. Quello che è certo è che nella campagna elettorale post grillina non si parla più negli stessi termini di inceneritore (da bloccare o spegnere), la famosa “promessa mancata” di Pizzarotti candidato che tenne banco nel 2012 e casus belli della sua rottura con Grillo e Casaleggio, ma di differenziata, reddito di cittadinanza, sicurezza, viabilità, turismo e servizi. E per non ricadere negli errori del passato, i Cinque stelle che sfideranno il sindaco uscente con Daniele Ghirarduzzi, impiegato ed ex sindacalista che sin dall’inizio dell’amministrazione Pizzarotti è stato critico nei confronti delle sue scelte, hanno sottolineato tra i punti del programma il vincolo del rispetto del mandato oppure le dimissioni. Presentarsi a Parma per il M5s non era scontato, visto il terremoto tra vertici ed ex pupillo, ma dall’alto e con il supporto del consigliere bolognese Massimo Bugani, è arrivata l’investitura per mantenere vivo quel che rimane del Movimento nella città ducale. “E’ come se nel 2012 il Movimento non ci fosse stato, ripartiamo dall’inizio” ammette Ghirarduzzi nelle interviste.
Chi punta molto su Parma è Matteo Salvini, che è riuscito a riunire Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia intorno alla candidatura di Laura Cavandoli. Anche per il centrodestra, azzerato nelle ultime elezioni dopo gli scandali che avevano travolto la giunta Vignali, il voto dell’11 giugno è un banco di prova per la ripartenza in terra emiliana. Così come lo è anche per gli altri candidati, molti dei quali rappresentano la parte della città critica verso l’amministrazione Pizzarotti, come l’ex presidente del Movimento Nuovi consumatori Filippo Greci, che corre con la lista SiAmo Parma e Luigi Alfieri, che si è distinto per le sue lotte per la sicurezza, contro il degrado e lo spaccio, e ancora la sindacalista Pia Russo. In corsa anche l’ex consigliere comunale Ettore Manno per Rifondazione comunista e Partito comunista italiano, Laura Bergamini per il Partito comunista, mentre Casapound scenderà in campo con Emanuele Bacchieri. L’attenzione però nell’agone politico è focalizzata soprattutto sul destino dell’ex sindaco grillino: riuscirà a farsi rieleggere per l’apprezzamento dell’operato del suo mandato senza il sostegno della forza politica che lo ha fatto vincere nel 2012? Il banco di prova è anche per lui e per il suo Effetto Parma.