Il fascicolo al momento è a carico di ignoti. Il 4 giugno una bambina di 16 mesi di Altamura è deceduta nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari a causa delle conseguenze dell'infezione
La Procura di Bari ipotizza il reato di omicidio colposo, al momento a carico di ignoti, per la morte della bimba di 16 mesi di Altamura, deceduta domenica scorsa nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari a causa delle conseguenze di una infezione da Seu.
Il fascicolo d’inchiesta è coordinato dal pm Grazia Errede. L’incarico per l’autopsia della piccola sarà conferito lunedì prossimo e ad effettuare gli accertamenti medico legali su disposizione della Procura sarà il professor Francesco Introna. Si attendono, intanto, gli esiti degli accertamenti delegati ai Carabinieri del Nas sugli alimenti che potrebbero aver causato l’infezione, probabilmente dovuta ad un batterio contenuto nel latte crudo non pastorizzato, forse contenuto in un alcune vaschette di gelato.
I prodotti crudi a base di latte sarebbero stati assunti nelle scorse settimane e la certezza sulla loro eventuale contaminazione arriverà al termine degli esami di laboratorio fatti su numerosi campioni di gelati e altri prodotti caseari in vendita nei bar, piccoli supermercati e alcuni caseifici della cittadina in provincia di Bari. “Allo stato attuale non c’è nessuna emergenza Seu in Puglia. I casi arrivano dalla città di Altamura e probabilmente la contaminazione deriva dall’uso non corretto di latte crudo che non può essere assolutamente utilizzato per l’alimentazione umana se non previo trattamento termico“, si leggeva in una nota della Regione.
La piccola è deceduta il 4 giugno a causa di un blocco renale provocato dalla Seu: era stata ricoverata a metà maggio con sintomi di vomito, diarrea e fenomeni emorragici intestinali. Le sue condizioni si erano aggravate costringendo i sanitari a ricorrere alla dialisi. La Seu è una malattia rara che colpisce soprattutto anziani e bambini (in particolare nei primi anni di vita), spesso con esiti mortali e che, secondo i dati forniti del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 90 per cento dei casi rappresenta una complicanza di un’infezione intestinale batterica sostenuta da ceppi di escherichia coli e trasmessa per via alimentare o oro-fecale.