Basta, non ci saranno più tavoli tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. A confermarlo è il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che rispondendo a margine del comizio finale del candidato sindaco M5S a Genova Luca Pirondini traccia la linea dopo il voto che ha affossato la legge elettorale. “La figuraccia l’ha fatta il Parlamento e i più grandi sconfitti sono i cittadini – ha detto -. Se dovessi dire loro che vogliamo riprovarci non me la sentirei perché riaprire un altro tavolo significa andarsi a fidare di quelli che ieri nel segreto dell’urna hanno votato contro l’indicazione del loro capogruppo. Quindi – ha continuato il vicepresidente della Camera – io dico adesso basta, si va a votare il prima possibile con le leggi elettorali che ci sono e prima di avviare la sessione di bilancio“. E ad attaccare il Pd interviene anche dal palco di Genova Beppe Grillo. “Democrazia, legge elettorale….è tutta una presa per il c…non sanno cosa dire ai nostri parlamentari che hanno fatto una grandissima lotta seguendo dei mentitori seriali e noi lo sapevamo che era così”. Poi ha aggiunto: “Che democrazia se uno a vent’anni non può andare a votare per il suo Paese?”.
Ma a rispondere a distanza a Di Maio è il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato che ribadisce quanto detto nel giorno del voto. E cioé che la parola del Movimento “vale nulla”. “Tranquillo Luigi – dice Rosato – noi abbiamo superato la fase della sfiducia, vi abbiamo visto in azione. Scrivere un patto con i vostri militanti sul blog, votarlo in commissione e poi tradirlo per convenienze incomprensibili e divisioni feroci di partito. L’esultanza di Fico in aula dopo il fallimento del lavoro fatto insieme spiega meglio di qualsiasi cosa quanto vale la vostra parola: nulla“.
Dal palco del comizio a Genova, poi, Di Maio sottolinea che dal voto di ieri si comprende che “il Pd è in balia di sé stesso e io dico che non c’è più niente da dialogare con questo partito perché quando il capogruppo viene e ti dice ‘non ti preoccupare, noi ci siamo, facciamo la legge elettorale‘ sta parlando a nome della minoranza della sua forza politica perché un’altra minoranza la gestisce Napolitano, un’altra Emiliano, un’altra è in balia di sé stessa. Questo non è un partito, è la sagra delle correnti“, attacca Di Maio secondo cui il “vero problema adesso è almeno impedire ai parlamentari di maturare la pensione“. Poi ha aggiunto: “A luglio si discutono i bilanci della Camera e del Senato e lì dentro si può rimettere in discussione quella cosa perché sicuramente una parte dei franchi tiratori del Pd che ieri ha fatto saltare la legge elettorale è perché non vuole andare a votare”. Ha spiegato di essere “molto dispiaciuto per quello che è accaduto ieri anche perché ci abbiamo messo il cuore, un mese di lavoro in Commissione” e punta il dito contro “un branco di franchi tiratori, il nuovo partito dei franchi tiratori che ad ogni legislatura emerge, ha deciso di affossare questa legge elettorale”. Quindi “non ha più senso sedersi ad un tavolo col segretario del Pd o col capogruppo del Pd quando non rappresentano più il loro partito”. E ribadisce che il M5S sul voto di ieri è stato “compatto”.
Nel corso del suo intervento, Di Maio parla anche dell’espulsione del sindaco di Parma Federico Pizzarotti e spiega che il Movimento non è pentito della scelta. “No – ha detto – lui è un sindaco che non ci ha comunicato per tempo l’avviso di garanzia, abbiamo fatto rispettare le regole. Se un eletto 5 Stelle riceve un avviso di garanzia lo deve comunicare al Movimento“.