Mario Orfeo sulla poltrona di Antonio Campo Dall’Orto. È questa la decisione del consiglio d’amministrazione della Rai, riunitosi questa mattina a Viale Mazzini. Il cda ha infatti designato il direttore del Tg1 per la nomina alla direzione generale e, ottenuto l’ok dell’assemblea totalitaria, come previsto dallo statuto, ha nuovamente deliberato favorevolmente alla sua nomina.
L’unico voto contrario tra gli otto membri del consiglio è stato quello di Carlo Freccero, che durante le dichiarazioni di voto sulla designazione di Orfeo ha provocatoriamente proposto se stesso come dg, annunciando di voler chiedere “un’audizione pubblica in Vigilanza per sapere chi è più competente”. Tutto inutile, un’ora dopo l’ok definitivo che ora lascia libera la direzione del più importante telegiornale della Rai. Un nuovo giro di nomine è quindi alle porte e il favorito per il Tg1 sembra essere Antonio Di Bella, ora a Rai News.
La scelta del cda di ‘promuovere’ Orfeo – dopo le dimissioni di Antonio Campo Dall’Orto seguite alla bocciatura del suo piano delle news – provoca l’immediata reazione del Movimento Cinque Stelle. In una nota congiunta, i parlamentari pentastellati in commissione di Vigilanza parlano di un “vero e proprio golpe”. La nomina sarebbe stata fatta in ottica elettorale: “E’ un fatto grave per l’indipendenza del servizio pubblico, perché Orfeo non è stato capace di guidare un telegiornale in modo equilibrato e dunque non può essere il profilo adatto per dirigere tutta la Rai – scrivono – Questo è un segnale di guerra da parte di Renzi e i suoi scagnozzi: vogliono militarizzare il servizio pubblico radiotelevisivo per paura di perdere le elezioni”. La prima voce a levarsi era stata quella di Roberto Fico, secondo il quale il voto a favore di Orfeo è come “benzina sul fuoco perché avevamo chiesto tutti un uomo sopra le parti e io non ritengo Orfeo un uomo sopra le parti”.
Per Alessandro Di Battista, invece, il nuovo direttore generale “si è guadagnato la promozione a forza di manipolazioni mediatiche, attacchi scomposti al M5S e a forza di disonestà intellettuale”. Poi ricorda quando “dal centrosinistra si levavano critiche e attacchi a Minzolini per la vicinanza a Berlusconi” e ora invece “il Pd (ancora una volta) supera Berlusconi”. “Ricordate il Tg1 che campagna fece per il Sì al referendum? Ebbene non gli è servita. E ricordate che trattamento riservava alla Raggi in campagna elettorale (Orfeo viene da Il Mattino di Caltagirone, quello al quale non abbiamo fatto fare le olimpiadi)? Non gli è servito – conclude il deputato – Occupano la Rai, le tolgono dignità e si sentono onnipotenti ma le loro più che prove di forza sono ultimi colpi di coda di ‘animali da potere’ morenti”.
Ai Cinque Stelle ha risposto Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Vigilanza: “Con le dichiarazioni di oggi, si è superato il livello della decenza dopo mesi in cui – spiega – si sono dedicati ad attaccare in modo sistematico e preventivo il Tg1 e il suo direttore, nonostante i dati ne certificassero l’equilibrio, oggi passano ad aggredirlo sul piano personale“.
Napoletano, classe 1966, Orfeo viene nominato direttore del Tg2 nel 2009, su proposta del direttore generale Mauro Masi, con voto unanime del consiglio di amministrazione. Resterà al comando del Tg2 fino al 2011. Il giornalista era stato assunto nel 1990 dalla redazione napoletana di Repubblica, giungendo poi alla sede centrale di Roma, come caporedattore, sotto la guida di Ezio Mauro.
Nel 2002 Orfeo torna a Napoli: l’editore Francesco Gaetano Caltagirone lo sceglie per sostituire Paolo Gambescia alla direzione de Il Mattino. Dopo aver diretto il Tg2, il giornalista torna a dirigere un quotidiano dopo che Caltagirone lo nomina al vertice del Messaggero. Nel 2012 Orfeo torna in Rai, alla direzione del Tg1, su proposta del dg Luigi Gubitosi, succedendo così ad Alberto Maccari. In questo caso il cda di viale Mazzini lo vota non all’unanimità, ma a maggioranza.
E proprio ora si aprirà una partita per la poltrona che Orfeo lascia vuota. Chi prenderà il suo posto al Tg1? Il nome più caldo in queste ore è quello di Antonio Di Bella, direttore di Rai News dal febbraio 2016 ed ex numero uno di Rai3. Il suo passaggio al telegiornale più importante della tv pubblica innescherà quindi un nuovo giro di nomine.
Giudicano positiva la nomina, anche perché è stata scelta una figura interna, la Fnsi e l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ma chiedono “da subito atti concreti in discontinuità con la gestione degli ultimi due anni” perché è “necessaria una riforma del servizio pubblico, che deve mettere al primo posto la qualità del prodotto e la piena valorizzazione delle risorse interne”.