Il magistrato ha chiesto alla corte che celebra il processo sulla Trattativa di sentire l’agente della polizia penitenziaria che ha ascoltato le parole di Riina e le ha riportate in una relazione di servizio. Depositato anche un’attività integrativa di indagine composta da migliaia di pagine di intercettazioni captate in carcere, ad Ascoli, tra il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano e Umberto Adinolfi
“Totò Riina è perfettamente lucido”. Le condizioni di salute del capo dei capi di Cosa nostra tornano ad essere oggetto di dibattito, dopo che quattro giorni fa la Cassazione non aveva escluso l’ipotesi degli arresti domiciliari per concedergli il “diritto a morire dignitosamente” viste le sue condizioni di salute. Il boss – sdraiato su una barella – è normalmente comparso davanti alla corte d’assise di Palermo, collegato in videoconferenza dall’ospedale di Parma, per partecipare al processo sulla Trattativa Stato-mafia, in cui è tra i dieci imputati.
“È lucido e orientato nel contesto. Abbiamo depositato in segreteria la relazione di servizio di un agente penitenziario su alcune esternazioni in carcere del boss. In concomitanza dell’udienza del 30 marzo scorso del processo sulla trattativa Stato-mafia Riina ha parlato dei rapporti tra Ciancimino e Licio Gelli, dei suoi rapporti con Provenzano e della morte dell’ex vice del Dap, Francesco Di Maggio“, ha detto nel corso del dibattimento il pm Nino Di Matteo. Il magistrato ha chiesto alla corte che celebra il processo di sentire l’agente della polizia penitenziaria che ha ascoltato le parole di Riina e le ha riportate in una relazione di servizio. Proprio a Di Matteo, Riina aveva indirizzato pesanti minacce di morte nel dicembre del 2013. “Lo faccio finire peggio del giudice Falcone. Lo farei diventare il tonno buono“, aveva detto il boss intercettato in carcere durante l’ora di socialità trascorsa con il detenuto pugliese Alberto Lorusso.
E a proposito di intercettazioni, durante l’udienza odierna del processo sulla Trattativa la procura di Palermo ha depositato un’attività integrativa di indagine composta da migliaia di pagine di registrazioni captate in carcere, ad Ascoli, tra il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano e Umberto Adinolfi, boss di San Marzano sul Sarno. Le intercettazioni, come annunciato dal pm Vittorio Teresi sono state registrate “durante le due ore di socialità” nel carcere di Ascoli “tra il marzo 2016 all’aprile 2017”. Intercettazioni che sono state trascritte con alcuni omissis. “Questa attività di deposito deve essere completata da supporti audio che stiamo predisponendo”, dice Teresi, che ha chiesto l’audizione in aula del boss Giuseppe Graviano.