Il capoclan di Brancaccio ha superato i controlli del carcere ascolano e ora è stato trasferito nel penitenziario di Terni. L'arma è stata trovata sotto al letto: era di fattura rudimentale, realizzata con una lama e del nastro adesivo. Nei giorni scorsi erano diventate note intercettazioni in cui il capomafia diceva di aver concepito il figlio in carcere
Non solo le visite coniugali con la moglie: mentre il boss mafioso di Brancaccio si trovava in regime di 41 bis aveva un coltello nascosto nell’intercapedine del letto. La lama è stata trovata circa un mese e mezzo fa nella sua cella a Marino del Tronto ad Ascoli Piceno: subito dopo Giuseppe Graviano è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Terni. Il boss ha fatto ricorso contro il sequestro, e l’udienza è fissata per lunedì davanti al Tribunale del riesame ascolano.
Le intercettazioni su presunte ‘cortesie’ fatte da Graviano a Silvio Berlusconi sono state depositate agli atti del processo in corso a Palermo: sono confidenze fatte mentre parla col compagno di ora d’aria, Umberto Adinolfi, camorrista di San Marzano sul Sarno. A lui aveva anche confidato che il figlio nato nel 1997, era stato concepito durante le visite della moglie in carcere, nonostante si trovasse sotto 41 bis.
Poco più di un mese fa, durante un controllo in cella, gli agenti di custodia hanno ritrovato un coltello di fattura piuttosto rudimentale, con una lunga lama e un’impugnatura realizzata con del nastro isolante. Non si sa come il coltello abbia potuto superare i controlli di Marino del Tronto ed arrivare a un detenuto in regime di carcere duro, le indagini sono ancora in corso. La Procura di Ascoli contesta a Graviano il porto abusivo di arma. Attraverso il suo difensore, il boss si è opposto al sequestro del coltello di cui disconosce la proprietà: una scelta difensiva che gli consentirà di avere accesso alle carte del procedimento, in occasione dell’udienza di lunedì davanti al Tribunale del riesame ascolano. Nessun commento sulla vicenda, per ora, dalla Direzione dell’istituto di pena di Ascoli Piceno. La Procura ascolana ha aperto un’inchiesta e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha avviato un’indagine interna.