Jeremy Corbyn e Bernie Sanders ci danno una lezione storica che dovremmo mettere a frutto qui da noi. Le loro storie ci interrogano sul significato profondo di una domanda: cosa significa vincere o cosa significa perdere, in questa epoca? E’ un vincitore Donald Trump che oggi viene chiamato a chiarire al popolo americano se ha mentito? E’ un perdente Bernie Sanders che ha riempito di poster le stanze dei giovani americani, manco fosse il leader di una band rock?
Vincere significa ben poco in un mondo dove la globalizzazione ha perso e cerca di ristrutturarsi in ogni momento inciampando su missili, bombe al fosforo, attentati e paura. Chi vince, quando muoiono in mare donne e bambini, considerati macchioline colorate sui sonar? Chi perde quando da un grattacielo di Shangai un manager senza sonno festeggia il suo ennesimo miliardo di utile pronto a svanire dopo pochi giorni nel caos dei grafici di borsa? Chi vince quando il tifone urla ed anche il rifugio sotterraneo nel quale sei finito non ti assicura il domani? Vincere o perdere sono le facce di una moneta che lanci in aria e non torna più sul palmo.
Non esiste la vittoria come non esiste la sconfitta. Sono solo nostre semplificazioni, convenzioni mediatiche di cui ci serviamo per dare risposte all’ansia dei popoli che non sopportano i pareggi ed hanno bisogno dei calci di rigore per decretare l’esito di una finale. In verità alla fine, a ben vedere perdiamo tutti. O forse c’è qualcuno che davvero non ha niente da perdere e se la gode? Ma se tutti perdiamo e nessuno vince, allora davvero la vittoria è globale.
Ecco allora spiegata la folle insensatezza grillina che si ostina a procedere senza se e senza ma, verso il Movimento unico che non si allea con nessuno. Non vuole vincere, perché solo gli stolti oggi corrono verso le vittorie virtuali. Vuole che tutti si perda perché si cominci a ricostruire a mani nude la nostra comunità. Renzi ha svelato la sua ingenuità ieri, quando ha fatto la domanda sui social: è meglio perdere a sinistra o vincere al centro? L’eterna gara del fiorentino lo rinchiude nella morsa cui molti finiscono e che spesso diventa una vera e propria ludopatia. La vita come un gioco, una gara che si vince o si perde, dimenticandosi che la vita si vive e basta… questo ci è concesso a noi umani.
La sinistra, quella vera, quella che magari è lenta ed ha il passo di chi sale in montagna, ha abbandonato la ricerca della vittoria a tutti i costi. Non si vince e non si perde. Si esiste e basta e si lotta e basta. La lotta di oggi può anche sembrare una sconfitta, ma la vecchietta che si arrampica sul bidone della differenziata per buttare nel contenitore del vetro la sua bottiglia, o il bambino che riprende il papà che butta il fazzoletto per strada, alla fine sono le vere vittorie. Eppure i primi pionieri di questi temi sono scomparsi dai radar dei sondaggi.
La sinistra, vincerà perdendo, non è un suo difetto, è la sua essenza costitutiva. La sinistra unica entità non contagiata dalla ludopatia politica, avrà sempre un suo Corbyn, un Mandela, un Sanders, un Mujica, un Che sulle magliette, che riempiranno le stanze di giovani sognatori. E ci sarà sempre, lì dove si lotta contro una trivella o per salvare una spiaggia, o ad allungare un braccio per mettere in salvo qualcuno disperso in mare, o a somministrare un pasto caldo in una mensa, o a tenersi il volto in lacrime quando il monitor dice con la sua linea piatta che la vita è finita e bende e medicinali nell’ospedale non sono bastati per salvare il bambino finito sotto una qualsiasi maceria. La sinistra ci sarà sempre, perché sa bene che la vita non è un gioco, ma è la vita e basta. E’ uguale e bella per tutti. Sovrasta ogni altro valore.
Anche il Movimento 5 stelle non ama il gioco. E’ consapevole di doversi sciogliere nel successo, nel momento in cui i suoi temi saranno diventati i temi centrali e le pratiche concrete nelle politiche di tutti, non aspira all’eternità. Oggi tutti parlano di assicurare un reddito vitale a tutti. Presto anche la parola “Onestà” la troveremo nei programmi e nelle pratiche di tutti i partiti. E Renzi rimarrà imprigionato nel Nazareno a giocare alla Playstation, ancora con Berlusconi… il re dei croupier.