Saif al-Islam Gheddafi, secondogenito del colonnello ex dittatore della Libia, è stato liberato venerdì. Saif, 44 anni, si trovava nel carcere di massima sicurezza di Zintan. La brigata dei miliziani Abu Bakr al Siddiq, che controlla Zintan, lo ha annunciato in un comunicato subito rilanciato dai media locali. Il suo avvocato ha confermato la liberazione ma non ha fatto sapere dove si sia spostato, per motivi di sicurezza. Tuttavia Human Rights Watch ha ricordato che Saif al-Islam Gheddafi continua ad essere ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità commessi durante la rivolta del 2011.
Dopo l’uccisione del padre a Sirte da parte dei ribelli era stato catturato dopo tre mesi di fuga e processato da un tribunale libico, che nel 2015 lo aveva condannato alla pena di morte Saif per la repressione violenta durante la rivolta del 2011. La sua liberazione sarebbe avvenuta grazie a “un’amnistia approvata dal parlamento di Tobruk“, che contende il potere al governo di Fayez al Sarraj riconosciuto dall’Onu.
In una nota su su Facebook è stato poi precisato che la liberazione è avvenuta venerdì: non viene precisato dove si trovi Saif Gheddafi ora, ma solo che “ha lasciato la città di Zintan”. Secondo la Bbc si troverebbe a Tobruk, nell’est della Libia. Il quotidiano online locale Libyan Express aveva invece scritto che Saif era stato trasferito a Beida, in Cirenaica, nell’area orientale del Paese. Il sito Libya Observer sostiene che “il suo rilascio versa altra benzina sull’incendio in corso nel paese”. Anche il sito della tv degli Emirati, Al Arabiya, citando “fonti vicine a Saif” sostiene che il figlio del dittatore stia viaggiando verso la Cirenaica: “Le stesse fonti hanno evocato la possibilità che ‘Saif al-Islam si installi, dopo aver ottenuto ufficialmente la libertà, nella città di Beida dove ci sono i suoi zii maternì” e dove farà “un discorso ai libici nei tempi che ritiene opportuni”, scrive il sito dell’emittente di Dubai. Le “autorità libiche sono obbligate a consegnarlo al Tribunale e devono immediatamente confermare dove si trova adesso”. Ha riferito in una nota la responsabile per il Medio oriente di Human Right Watch Sarah Leah Whitson, ricordando che sulla testa di Saif continua a pendere l’accusa di crimini contro l’umanità.