La Catalogna, ha detto l'allenatore del Manchester City, "è vittima di uno Stato che ha messo in atto una persecuzione politica indegna del ventunesimo secolo". Ha letto il suo discorso letto in catalano, castigliano e inglese, rivolgendosi alla comunità internazionale perché appoggi il referendum del prossimo 1 ottobre
Solitamente gli applausi di Barcellona li prendeva dai tifosi grazie al calcio spettacolare dei blaugrana. Questa volta, Pep Guardiola, li ha ricevuti dai sostenitori dell’autonomia della Catalogna. Davanti a 40mila persone, l’allenatore catalano ha lanciato il suo appello per il voto al referendum per l’indipendenza del prossimo 1 ottobre: “Lo faremo per decidere il nostro futuro. Voteremo anche se lo Stato spagnolo non vuole”.
La Catalogna, ha detto in uno dei suoi passaggi più forti, “è vittima di uno Stato che ha messo in atto una persecuzione politica indegna del ventunesimo secolo”. Interrotto più volte dai cori del pubblico, Guardiola ha letto il suo discorso in catalano, castigliano e inglese, rivolgendosi alla comunità internazionale perché appoggi il referendum. “Chiediamo che il mondo ci aiuti”, ha aggiunto durante il suo intervento a nome delle grandi associazioni della società civile indipendentista.
Il tecnico del Manchester City, simbolicamente impegnato alle Regionali del 2015 quando si candidò all’ultimo posto nella lista della coalizione indipendentista, ha detto che “in questa ora tanto importante per la storia del nostro Paese” c’è una “sola risposta possibile, una sola via d’uscita: votare”. Ha poi ricordato che “diciotto volte abbiamo proposto di negoziare un referendum concordato” ma ogni volta la risposta dello stato spagnolo, “che ora persegue perfino il dibattito politico”, “è stata un ‘no'”. E davanti a questo “scandalo politico”, ha continuato, la sola risposta è “più democrazia”.