Alberto Unia, 51 anni, capogruppo M5s, sostituirà l’assessore all’Ambiente Stefania Giannuzzi, a torto o a ragione indicata come la testa fatta cadere per i fatti del 3 giugno. Per Unia non è così: "La necessità di un ricambio era sentita da tempo", dice al fattoquotidiano.it. Il rimpasto prevede anche deleghe della sindaca ad altri assessori: la sicurezza al responsabile dello Sport Finardi, le manifestazioni culturali a Francesca Leon
A Torino a quasi un anno dall’insediamento la giunta comunale di Chiara Appendino fa il tagliando e cambia qualche pezzo. Fuori l’assessore all’Ambiente Stefania Giannuzzi, nei prossimi giorni verrà sostituita dal capogruppo M5s Alberto Unia, che curerà i rapporti tra giunta ed eletti. 51 anni, un breve trascorso nella Federazione giovanile comunista italiana, si è avvicinato al Movimento nel 2010: “Mi incuriosiva il fatto che fosse poco politico, basato sulla partecipazione”. Entrerà nella giunta col rimpasto che prevede anche la cessione di alcune deleghe della sindaca ad altri assessori: la sicurezza andrà al responsabile dello Sport Roberto Finardi, mentre le manifestazioni culturali saranno seguite da Francesca Leon, assessore alla cultura.
Unia, perché questo suo ingresso nella giunta?
Da tempo c’era bisogno di una svolta politica. Mancava un elemento “politico” tra gli assessori e tutti i consiglieri avevano chiesto questo cambio per dare rappresentanza alle istanze degli elettori. Era in programma da tempo e mercoledì, nei giorni dopo il caos di piazza San Carlo, Chiara mi ha chiamato e mi ha fatto questa proposta, forse perché come capogruppo sono stato la figura più in contatto con lei.
In quali momenti avete sentito più difficoltà?
Ci sono stati diversi episodi. Siamo stati assorbiti dai problemi di bilancio per quasi un anno, ma questo ci ha aiutato a capire il funzionamento e a capire che se pensiamo solo al bilancio stiamo fermi. Così col Comitato Acqua Pubblica, dopo i mal di pancia dell’anno scorso, abbiamo lavorato per presentare la delibera per rendere pubblica la Smat. Abbiamo incontrato di nuovo gli occupanti della Cavallerizza Reale per fare un percorso condiviso. Siamo usciti dal buio della sala macchine.
Molti sostengono invece che Stefania Giannuzzi sia stata rimossa dall’incarico per i fatti di piazza San Carlo: doveva cadere una testa ed è stata la sua.
Chi sostiene questo è scorretto. È stupido pensare a questo cambio come conseguenza dei fatti di piazza San Carlo. Stefania non c’entra niente e le due cose non vanno collegate soltanto perché vicine. È una persona in gamba, un po’ timida ma sempre molto disponibile. Mi è stato detto che rimarrà a lavorare con noi in modo più tecnico. L’ho sentita e siamo allineati. Ha avviato un percorso che deve essere portato avanti.
Cosa verrà fatto per i fatti di piazza San Carlo?
Domani in consiglio votiamo la delibera per la commissione d’inchiesta. Siamo stati tutti subito d’accordo ad accettare questa proposta arrivata dalle minoranze, che la presiederanno. Entro l’8 luglio dovrà portare una relazione sulle procedure del comune per verificare le eventuali mancanze del Comune.
In merito ai fatti del 3 giugno, si sostiene che ci sia una certa insofferenza verso lo strapotere di Paolo Giordana. Quanto c’è di vero in queste voci?
Fortunatamente, a dispetto di quello che viene detto, siamo molto democratici e discutiamo tanto. Noi abbiamo sempre litigato e discusso arrivando sempre a una posizione comune. La discussione è il sale della democrazia e non ci sono mai stati dei diktat. Sul suo strapotere va detto che se Giordana ha assunto ruoli che vanno al di là del suo incarico è perché chi doveva avere quei ruoli non era ancora pronto sul piano amministrativo. Ma ora siamo tutti più maturi.
È stato un supplente temporaneo?
È un supporto per tutti quanti. Non sono così democristiano da negare i problemi. Ce ne sono stati, ma lui non è il male assoluto che dipingono. Ha un caratteraccio come me, ma ha sempre lavorato tanto per dare il meglio.
Da assessore una delle prime grane sono i roghi di materiali plastici nei campi rom di via Germagnano. Anche ieri i cittadini hanno protestato e con loro c’era CasaPound. Cosa vuole fare?
I cittadini hanno ragione a essere incazzati. Io sono uno di loro, abito anche io lì vicino al campo rom. È un problema molto complesso, non possiamo prendere delle persone e buttarle in mezzo alla strada. Stiamo iniziando un percorso per superare i campi e attingere dai fondi europei per includere, ma non si fa in due giorni. Nel frattempo ci vuole molta attenzione alla legalità. Noi possiamo fare le multe contro i roghi e ogni istituzione deve fare la sua parte.