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Cara Miriam Leone, sei bravissima. Ma le “fondamenta su cui hai costruito la carriera” si chiamano Miss Italia. Non vergognartene

Il sospetto è che la strategia dell'attrice catanese sia chiara: scrollarsi di dosso le scene di nudo, il meraviglioso sedere che tanto ha fatto sognare gli spettatori di 1992. Eppure la Leone dovrebbe essere orgogliosa di potersi dire bella e brava, brava e bella

La polemica di Domenico Naso

La bellezza non è un reato, anche se in certi ambienti si fa di tutto, ipocritamente, per farlo credere. E l’ultima vittima della fobia della bellezza e della sensualità è, purtroppo, una ragazza che fino a oggi aveva dimostrato grande intelligenza e spregiudicatezza nelle scelte professionali. Trattasi di Miriam Leone, bellissima e bravissima attrice siciliana, già miss Italia 2008, poi conduttrice tv nazionalpopolare e adesso osannata interprete di cinema e tv. Bellissima e bravissima, due superlativi che possono, anzi devono, stare insieme. Greta Garbo sarebbe stata Greta Garbo senza la sua incredibile bellezza? Nossignore, ed è giusto che sia così.

Perché sì, si può essere belle e brave allo stesso tempo, senza per questo doversene vergognare, senza cominciare a prendere le distanze dalla propria avvenenza fisica, come ha fatto Miriam Leone intervistata da Silvia Fumarola su Repubblica. La giornalista, giustamente, fa notare che la bellezza ha avuto un ruolo importante nella sua carriera, ma la Leone non ci sta: “Ho costruito su altro, nel mio mazzo di carte quella dell’ aspetto è stata l’ ultima che ho giocato. Una persona si forma anche sulla scala di valori che ha: se la bellezza è al primo posto agirà di conseguenza”. No, non ha costruito su altro. Ha dimostrato di essere brava anzichenò, sia come conduttrice di programmi per casalinghe che come attrice di serie cult, ma le fondamenta su cui ha costruito si chiamano miss Italia, dove la bellezza conta ovviamente più di qualsiasi altra cosa.

E nel prosieguo dell’intervista, la Veronica Castello di 1992 e 1993 (e la Valeria di Non uccidere) continua a mettere l’accento su doti che magari ha, ma che enfatizza evidentemente per dimostrare ad ogni costo di essere prima intelligente e poi, solo alla fine, bella da mozzare il fiato. Da bambina era “il classico topo da biblioteca”. “Papà mi ha sempre messo alla prova, mi regalava i libri e io leggevo tutto, per essere all’altezza. Ma per prima cosa dovevo dimostrare qualcosa a me stessa, fin da bambina. Mi mettevo un velo in testa e facevo gli spettacoli da sola, declamando i libri. Il mio sogno era sposare Piero Angela, perché sapeva tutto”.

Bene, brava. Ma davvero la ragazzina Miriam Leone voleva sposare Piero Angelo e non, per esempio Robbie Williams o qualche altra star di quegli anni? Magari è davvero così, ma il sospetto è che la strategia dell’attrice catanese sia chiara: scrollarsi di dosso le scene di nudo, il meraviglioso sedere che tanto ha fatto sognare gli spettatori di 1992. Eppure la Leone dovrebbe essere orgogliosa di potersi dire bella e brava, brava e bella. Chi se ne frega in che ordine. Perché è proprio quando sei brava davvero, così come lo è lei, puoi permetterti di rivendicare anche e soprattutto l’innegabile beltà. Ci pensi, prima di trasformarsi nell’ennesima attrice radical che quasi si imbruttisce pur di non apparire più bella che brava. Perché Grace Kelly era bella e brava, brava e bella. Così come Ingrid Bergman, Ava Gardner e potremmo continuare all’infinita. Tutte donne che non si vergognavano certo di essere gnocche fotoniche. Anzi.

 

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