Dopo il crollo nelle urne, il deputato grillino responsabile (insieme a Di Maio e Di Battista) della gestione locale liquida il problema dicendo che il Movimento dà gli strumenti alla base per essere responsabile e fare da sola. Intanto si apre la questione di come comportarsi al secondo turno nelle città dove non sono arrivati al ballottaggio. In Emilia ad esempio, il gruppo dei critici ha annunciato il suo sostegno all'ex espulso
“Noi la gestione del territorio non la facciamo, noi diamo gli strumenti al territorio per fare un’autogestione, che è una cosa molto differente”. A poco più di 24 ore dalle elezioni amministrative, il deputato M5s Roberto Fico ha liquidato così il problema dell’organizzazione locale del Movimento e quindi il crollo nelle urne che li ha portati al ballottaggio solo in 9 comuni. Lo scarso controllo, o addirittura fallimentare come a Genova e Palermo, della base grillina è stato messo sotto accusa subito dopo il flop elettorale. “Noi prevediamo la responsabilità personale delle persone, che diventa una responsabilità collettiva”, ha commentato con i cronisti alla Camera. Proprio Fico è considerato uno dei parlamentari che potrebbe sfidare il collega Luigi Di Maio nel voto in rete che designerà il candidato presidente del Consiglio del Movimento e proprio lui era incaricato, insieme a Di Battista, della gestione dei gruppi locali. “I Meetup sono il cuore pulsante di un cambiamento culturale”, ha detto, “e sono una cosa differente dalle liste civiche”. Quindi ha concluso dicendo che non ci sono singoli responsabili del cattivo risultato: “Qualsiasi cosa succeda nel Movimento, di positivo o di negativo, la responsabilità o la felicità delle situazioni buone deve essere condivisa da tutti, sempre. Questa per me è una regola fondamentale. Non ci deve essere mai nessuno sul banco degli imputati, ma ci vuole l’unione per lavorare su tutto, che sia festeggiare per una vittoria o esaminare un problema. E’ l’unico modo che il Movimento ha per procedere nella direzione giusta“.
Per il M5s ora si apre anche il problema ballottaggi. Non solo dovranno gestire gli ultimi giorni di campagna elettorale, sperando che almeno nelle 9 città dove sono arrivati al secondo turno possano strappare la vittoria. Ma dovranno anche decidere che indicazioni di voto dare e se darle, in tutte le altre competizioni. A Parma ad esempio c’è già un nuovo piccolo caso. Dopo la disfatta elettorale del candidato sindaco M5s Daniele Ghirarduzzi (che ha incassato solo il 3% delle preferenze) il Meetup Parma Ducato 5 stelle, uno di quelli nato dalla scissione dal gruppo originario, ha lanciato un appello a votare al ballottaggio Federico Pizzarotti. La formazione, che rappresenta una delle varie anime della galassia pentastellata di Parma, è legata all’ex consigliere comunale Andrea D’Alessandro, l’unico rimasto nei 5 stelle dopo il passaggio della maggioranza alla lista civica del sindaco Effetto Parma. Secondo il meet up “l’insensata ostinazione con la quale, senza consultare gli iscritti, si è voluta presentare a Parma una lista impresentabile, senza idee, senza programmi, screditata agli occhi dei cittadini oltreché degli iscritti a M5s, il cui unico scopo e collante era colpire l’amministrazione Pizzarotti, ha portato alla disfatta elettorale e alla totale scomparsa del movimento dal panorama politico di Parma. Spetta a noi, agli attivisti veri, che hanno a cuore prima di tutto gli interessi dei cittadini e della città, ricostruire, con tenacia e pazienza, questa presenza”. Il “primo dovere tuttavia- si legge su Facebook- è quello di impedire la conquista della città da parte del Pd, al cui interno si sono annidati gli esponenti dell’ex giunta Vignali”. Per questo “il meet up Parma Ducato 5 Stelle chiama tutti i cittadini, gli iscritti e coloro che si riconoscono nel M5S, a combattere con noi questa battaglia, votando e facendo votare al ballottaggio del 25 giugno il sindaco Federico Pizzarotti”.