Al primo turno il Pd genovese ha perso 50mila voti regalandone la maggior parte all’astensione. Il suo candidato, Gianni Crivello, è arrivato secondo con 5 punti di distanza dal candidato della Lega di Salvini, Marco Bucci. Genova non ha scelto la destra, ma non ha votato il Pd. Questo è il dato essenziale, scarno, nudo e crudo.
Io non ho votato Pd e non me ne pento perché Renzi ha portato la xylella anche a Genova, dimezzando l’ulivo di Prodi e perdendo la metà degli elettori di 10 anni fa. Per fortuna non è venuto a fare campagna personalmente perché la sua presenza avrebbe convinto anche i topi a scappare da Genova e il Pd sarebbe scomparso letteralmente. A sentire i commenti dei mezzi pezzi stitici del Pd nostrano, verrebbe voglia di non andare a votare o di annullare la scheda al ballottaggio, perché sono indegni del voto democratico, piccoli “personaggetti”, a cominciare dal tronfio prepotente di Rignano che ha perduto anche nel suo paesello. Anche Paolo Putti, ex consigliere comunale Cinque stelle candidato per la lista civica “Chiamami Genova”, ha dichiarato che non darà indicazioni al suo 5%, perché non si fida né del Pd, né della destra, in quanto da ambedue li separa una distanza siderale. Come dargli torto?
Su tutto, però, occorre riflettere su Genova e il suo interesse che di certo non sta nel regalarla alla Lega di Salvini che con Bucci la farebbero ritornare all’inciviltà. Non possiamo correre il rischio di vedere Genova come città e come comunità umana messa nelle mani di chi aumenterebbe la povertà, distruggendo definitivamente lo stato sociale, creando ghetti di porzioni di cittadini e puntando sulle politiche di destra che storicamente hanno sempre sacrificato i disagiati a beneficio dei furbi, dei ricchi e dei maneggioni.
Al ballottaggio di domenica 25 giugno voterò Gianni Crivello, non il Pd che ormai è morto e sepolto. Mi auguro che Crivello sappia fare tre mosse strategiche:
1. Prendere le distanze e dire chiaro e forte una piena e totale discontinuità con l’amministrazione precedente (la troppa accondiscendenza lo ha penalizzato molto).
2. Dica una parola d’onore sull’impegno che prenderà sul Centro storico, vera prima periferia di Genova. Nel Centro storico, il Pd si è giocato la sua credibilità.
3. Dichiari che non solo non taglierà i servizi sociali, ormai alla canna del gas, ma che aumenterà i contributi per le famiglie e i singoli poveri che hanno rinunciato ormai a tutto e sopravvivono di elemosina ed espedienti.
Montanelli, nel secolo scorso, invitava a turarsi il naso e votare Dc, oggi bisogna fare violenza alla propria coscienza perché sarà inevitabile che il mio voto, come quello di altri, sarà usurpato dal Pd che lo userà per accreditare una dirigenza vecchia e maneggiona. Mi auguro che Crivello sappia distinguere a naso i voti dati a lui come persona e sappia agire di conseguenza, affermando la sua totale autonomia dall’apparato del partito renziano che lo porterebbe al fallimento.
L’errore più grave che ha fatto Marco Doria è stato di non dare le dimissioni, quando decise di non presentarsi per il secondo mandato. Avrebbe costretto a rimescolare le carte, a mandare a casa tutti gli arrivisti e i papponi e avrebbe permesso di giocare d’attacco, dando spazio al mondo civile che vomita i partiti così come sono. Restando in carica ha tenuto il moccolo al Pd che ha dovuto nascondersi, a Genova come in tutta Italia, dietro liste civiche perché ha consumate tutte le facce, anche quelle di riserva, conservando solo l’alterigia presuntuosa della prosopopea renzista.
Caro Paolo Putti, hai pienamente ragione, ma tu e io siamo responsabili e voglio tentare almeno a dare una mano al popolo dei poveri che passano anche dalla mia parrocchia perché il Comune non li prende nemmeno in carico. Sono diventato, con altri, un sostituto dei servizi sociali.
Io, Paolo, prete, invito te a chiedere ai tuoi di votare “la persona Crivello Gianni” non il Pd di Renzi, anteponendo l’interesse della Genova che soffre anche alla coerenza della mia coscienza. Mi auguro che i Genovesi non strozzino Genova nel leghismo o nel partito di Berlusconi, che, oltre essere un pregiudicato, che abbiamo combattuto insieme, è ancora oggi tirato in ballo come presunto mandante delle stragi del 1993 da Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio, in carcere ad Ascoli. Genova che fece cadere nel 1960 il governo Tambroni, può oggi tradire se stessa e consegnarsi, mani e piedi, alla Lega senza cultura e senza ideali e a Berlusca? Dio non voglia.