L’accusa è quella di aver versato circa 100mila euro, a partire dal 2012, al dirigente Marco Gasparri per essere agevolato nelle gare bandite dalla centrale appaltante della Pubblica amministrazione. La reclusione a Regina Coeli era stata decisa dal gip di Roma lo scorso primo marzo
La Cassazione ha accolto il ricorso contro il carcere dell’imprenditore Alfredo Romeo, indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Consip. La sesta sezione penale ha annullato con rinvio, per nuovo esame da parte del tribunale della Libertà di Roma, l’ordinanza dello scorso 22 marzo. Romeo rimane comunque nel carcere romano di Regina Coeli dove è detenuto. Nell’inchiesta è coinvolto anche Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del Consiglio.
L’annullamento con rinvio dell’ordinanza che aveva confermato la custodia cautelare nei confronti di Romeo, segna un punto a favore della difesa dell’imprenditore napoletano per il quale ad ottobre è già stato fissato il processo con rito immediato. L’accusa è quella di aver versato circa 100mila euro, a partire dal 2012, al dirigente Consip Marco Gasparri per essere agevolato nelle gare bandite dalla centrale appaltante della Pubblica amministrazione. La reclusione di Romeo a Regina Coeli era stata decisa dal gip di Roma lo scorso primo marzo. Tra circa un mese, i supremi giudici depositeranno le motivazioni del loro verdetto e solo allora si saprà quale deficit argomentativo o indiziario hanno trovato nella sentenza del tribunale del Riesame di Roma. La Procura della Cassazione aveva invece chiesto l’inammissibilità del ricorso di Romeo. La stessa sesta sezione, in passato, aveva scagionato l’imprenditore da un’altra inchiesta.