“I magistrati russi mi hanno avvertito del fatto che l’ex ministro della tecnologia Leonid Reiman ha pagato un legale per accusarmi di essere pedofilo, rovinando così la mia immagine pubblica“. Lo racconta il magistrato spagnolo José Grinda Gonzalez, protagonista delle più importanti inchieste sulla criminalità organizzata del Paese, in un’intervista esclusiva a Fq MillenniuM, il mensile dell’Editoriale Il Fatto diretto da Peter Gomez, in edicola da sabato 10 giugno.

Quattro mesi fa Grinda ha inviato alla Procura di Mosca una corposa informativa – che FQ MillenniuM ha potuto consultare – su un’indagine di riciclaggio che coinvolge due ex ministri russi, lo stesso Reiman e l’ex titolare della Difesa, Anatolij Serdukov. Nelle carte compare anche il nome di Vladimir Putin, non indagato ma nominato più volte dai protagonisti della vicenda. A maggio, alcune testate minori spagnole hanno ripreso la denuncia di un avvocato spagnolo, Ignacio Pelàez, che lo accusava di aver mandato messaggi compromettenti a una minorenne, via Twitter. L’avvocato, già noto in Spagna per la sua passata campagna contro un altro magistrato famoso, Baltasar Garzón, “è stato localizzato a Mosca, dove ha incontrato Reiman che gli ha chiesto di rivolgermi quelle accuse”, continua Grinda nell’intervista. “Quello che ha fatto Pelaez serviva chiaramente a danneggiarmi, causando la mia morte civile”.

Non è la prima volta che la toga della Fiscalía contra la Corrupción y la criminalidad organizada, con sede a Madrid, si trova in attrito con la Russia. Secondo un cablogramma inviato a Washington dall’ambasciata statunitense a Madrid, rilasciato da Wikileaks e pubblicato da The Guardian il 3 gennaio 2010, Grinda avrebbe rivelato a un funzionario dell’Fbi che la Russia è ormai “uno stato mafioso virtuale, in cui è impossibile distinguere le attività del governo da quelle delle organizzazioni criminali”. Dall’esito delle indagini del magistrato spagnolo, si legge sempre nel cablo, “la Russia e le sue agenzie di intelligence stanno utilizzando boss mafiosi per effettuare operazioni criminali come il traffico d’armi». La strategia di Mosca, in pratica, prevede di usare “gruppi della criminalità organizzata per fare tutto ciò che il governo non può fare ufficialmente”.

“Wikileaks – spiega ora Grinda a FQ Millennium che lo ha incontrato a Madrid– racconta solo quello che un membro dell’Fbi sostiene di aver saputo da me. Nel gennaio del 2010 c’è stata effettivamente una riunione tra la procura americana e quella spagnola perché gli Stati Uniti sollecitavano la lotta contro la mafia russa e ci hanno chiesto una collaborazione: sono loro ad averci chiesto aiuto. Il mio procuratore generale mi ha chiesto che ponessi il caso della mafia russa. E ho incontrato un uomo dell’Fbi. Non posso rivelare quanto è stato detto perché era una riunione privata. Posso solo dire che non c’è nessuna indagine su Putin in Spagna. O almeno: non in quest’ufficio”. Nell’intervista a Fq MillenniuM, Grinda cita il detto spagnolo reso celebre dal re dei narcos colombiani Pablo Escobar: “O plomo o plata“, o piombo o argento (ma anche “o piombo o soldi”). “Sa che cosa intendo se dico ‘o plomo o plata?‘. Con loro è così: o prendi la plata, i soldi, oppure c’è la morte civile”.

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