E' quanto si legge nella motivazione della sentenza della Corte di Appello di Roma, che ha condannato l'Inail a pagare i famigliari di un ex dipendente dello stabilimento, morto di mesotelioma. Il presidente dell’Ona: "Parliamo di circa 30mila persone. Con questa sentenza potrebbero esserci effetti devastanti sulle richieste di indennizzo per esposizione alla fibra killer"
L’esposizione all’amianto c’è stata per tutti i dipendenti del petrolchimico di Priolo, in provincia di Siracusa, e per i residenti della zona. E’ questa in sintesi la motivazione della sentenza della Corte di Appello di Roma, che ha accolto la richiesta di indennizzo di un ex dipendente del petrolchimico, prima ammalatosi e poi morto di mesotelioma per colpa dell’amianto. I giudici, riconoscendo al ricorrente “la rendita per malattia professionale con grado invalidante del 100%” e condannando l’Inail a “corrispondere agli eredi” le rate arretrate, sottolineano che l’esposizione all’amianto è “dimostrata indipendentemente dalle mansioni svolte”.
Inoltre, citando un’indagine epidemiologica a cura dell’Organizzazione mondiale della sanità e registro tumori della provincia di Siracusa, la Corte sottolinea che l’esposizione all’amianto riguardava “tutti i lavoratori del polo petrolchimico di Priolo e, addirittura, gli abitanti della zona”. Una sentenza, quella scritta nero su bianco dai giudici, che può avere effetti imprevedibili sulla mole di richieste di risarcimenti pendenti e futuri dei malati di tumore presenti nella zona; un’area martoriata dal punto di vista ambientale, come già raccontato dal Fatto Quotidiano.
Ne è convinto Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei parenti della vittima. “Parliamo di circa 6.500 dipendenti – spiega l’avvocato – e, se aggiungiamo i residenti della zona, di complessivamente circa 30mila persone esposte all’amianto. Con questa sentenza potrebbero esserci effetti devastanti sulle richieste di indennizzo per esposizione alla fibra killer. Al momento a noi risultano circa 20mila istanze. In teoria, con questo precedente, chiunque abbia contratto una patologia riconducibile all’amianto potrà vincere”.
“Abbiamo dimostrato per l’ennesima volta che l’Inail ha sbagliato e continua a sbagliare nel negare il riconoscimento del diritto alla rendita dei lavoratori vittime di mesotelioma e le sentenze, puntualmente, lo dimostrano. Non comprendo – prosegue il presidente dell’Ona – le ragioni per le quali l’istituto si ostini a negare la riconducibilità del mesotelioma alle esposizioni professionali ad amianto. Questo impone alle vittime di proporre ricorsi giudiziari e purtroppo il loro decesso arriva quasi sempre prima della fine della causa”.
Ma oltre i giusti indennizzi serve prevenzione e, dopo questa sentenza, l’Ona ha rilanciato l’appello al governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta, affinché la legge regionale amianto, approvata tre anni fa, trovi finalmente piena applicazione. “Bisogna avviare il prima possibile un cronoprogramma per la bonifica delle aree contaminate – conclude Bonanni – e creare il polo di riferimento medico all’ospedale di Augusta per la diagnosi precoce, terapia e cura delle patologie, così come previsto dalla norma regionale”.