A Ferruzzano, in Calabria, il Pci ha perso: l’hanno battuto, trionfando, le Spighe di Grano che per 5 anni esprimeranno il sindaco. In 18 paesi della Sardegna, invece, per scegliere il loro primo cittadino non hanno usato le elezioni, ma i plebisciti: gli aventi diritto avevano una sola scelta sulla scheda, l’importante era superare il 50 per cento dell’affluenza. In un’altra quindicina di posti d’Italia non avranno il sindaco perché non solo non si sono presentate abbastanza liste, ma nemmeno gli elettori. Nell’Alto Piemonte le sfide sono state tra Funghi e Pino, all’isola d’Elba sventolavano i vessilli di La Vela. Nei paesi sul cucuzzolo si trovava Quota 1641, in riva al mare Il Sole. Dall’unica sezione di San Nicola da Crissa, vicino a Vibo Valentia, volevano mandare un messaggio al mondo già dal nome della lista: Ramoscello d’ulivo e colomba. Deludente la prestazione elettorale di Sempre più avanti, sempre più in alto, ad Alfano, Salerno. È il mondo delle liste civiche, la politica mini, la partecipazione “dal basso”, l’impegno civile per la propria comunità. Ed è la salvezza per chi ha fantasia e senso dell’umorismo: Alba Chiara, Porte aperte ai sogni, Ora sì è ora che tutto cambi, Scriviamo insieme nuove pagine, molte volte La Locomotiva, La Cicogna (a Cicagna…). E il nome del Comune che si vorrebbe governare è sempre “nel cuore”. C’è chi assicura Tutti in Comune e siccome la lista ha preso 647 voti il rischio è di stare strettini. C’è chi scimmiotta: La Svolta Buona, Adesso!, Libertà e partecipazione. A Teana (Potenza) governare doveva essere Obiettivo Comune e invece nessuno tra i 700 aventi diritto ha avuto il coraggio di farci la croce sopra. Dicono che forse si candidano solo per avere diritto dei 30 giorni di aspettativa retribuita come dice la legge (e non è nemmeno la prima volta).
Decine di candidati corrono puntando sulle parole chiave e promettono “Impegno per”, un “Progetto futuro”, una “Rinascita”, un “Cambiamento”. Come al livello più alto, agli elettori viene detto che tutto è possibile, che anche Brissago-Valtravaglia, perfino Calvi Risorta può avere una vita diversa, migliore, far dimenticare la classe dirigente (il geometra, il farmacista) che ha governato negli ultimi anni, basta con chi non capisce che il mondo è cambiato: anche Monteu Da Po deve stare al passo coi tempi. “Votate lei, tanto di fatto resto io” ha detto per esempio l’ex sindaco di Ruoti (Potenza) per convincere i propri concittadini a scegliere la sua successora: “È amica intima del presidente” (di Regione).
Un calcolo effettuato da ilfattoquotidiano.it con un margine d’errore quasi certo ma perdonabile dice che delle 1004 amministrazioni comunali rinnovate domenica quasi 850 saranno guidate da liste civiche. Succede nei paesini più piccoli, ma anche in quelli più grandicelli. Ma quella cifra mente: gratta gratta, almeno un terzo di quelle liste sono maschere veneziane dietro alle quali si nascondono i partiti, quelli che tutti conoscono. Ilfatto.it – con il solito margine d’errore – ne ha contate quasi 200. Ma è un conto sicuramente per difetto: è certo che tra le restanti 600 e rotte liste che hanno ravvivato la democrazia se ne nascondono altre che in realtà rappresentano centrosinistra e centrodestra. Quasi 90 sono riconducibili al centrosinistra, almeno 15 sono sinonimo di Partito Democratico, superano quota 70 quelle che in realtà sono formazioni di centrodestra. Una sola era animata da esponenti da Forza Italia. In 5 casi in modo nascosto o in modo dichiarato erano liste appoggiate dalla Lega Nord o da Noi con Salvini, come a San Felice Circeo, in provincia di Latina, o a Nissoria, in provincia di Enna. Due Comuni sono andati a Fratelli d’Italia sotto mentite spoglie.
Poi ci sono gli scherzi del destino. Ad Amantea, Cosenza, ha vinto Mario Pizzino, della Listazzurra: era sostenuto da esponenti del Pd e del centrodestra. A Molare, in provincia di Alessandria, 2mila abitanti, il nuovo sindaco è Andrea Barisone: ha vinto con Rivivere Molare, ma è iscritto al meetup di Ovada del Movimento Cinque Stelle. Ha battuto Gianmarco Bisio a capo della Lista Bisio. E che in realtà è del Pd.
Con tre o quattro colpi di zoom la politica cambia aspetto. I Cinquestelle per esempio spariscono, anche in Comuni minuscoli, apparentemente alla portata. Hanno conquistato due Comuni: Parzanica, Bergamo, e Sarego, Vicenza. Quasi ovunque arrancano dietro le liste civiche, finte o autentiche che siano. Nel frattempo giganteggiano partiti che a livello nazionale sono ignoti alla moltitudine oppure nel frattempo si sono ristretti fino ad essere puntini all’orizzonte. L’Udc, per esempio, a Saviano (Napoli) avrà il suo sindaco, Carmine Chiassese: il partito che non si capisce più se è di Casini oppure no ha sfiorato il 21 per cento. Il Pdr-Sicilia Futura, partito semi-personale dell’ex ministro Salvatore Cardinale che fa il bello e il cattivo tempo in certe zone della Sicilia, oltre che nella stessa Regione. Un Comune – Ruffano, Lecce – va anche al partito di Raffaele Fitto, che governerà in solitudine, tolta la consueta mole di liste civiche.
A proposito: esiste una quota “sana”. La Lega Nord, per esempio, conquista da sola 11 Comuni e in coalizione altri 14. Il Pd ha propri sindaci in 15 paesi che amministreranno senza il fardello di alleati, mentre in coalizione ha vinto altre 18 volte. Eppure nel 90 per cento dei casi tutti i candidati hanno a rimorchio convogli di liste civiche. È il sistema elettorale dei Comuni che spinge a presentare pletore di candidati: ciascuno ha una famiglia, ogni famiglia è un gruzzolone di voti. E quindi si moltiplicano gli “Insieme si può“, “Uniti per Villanova”, “Progetto Cuneo”, “Arenzano nel cuore”.
Per qualcuno c’è gloria e speranza anche ai ballottaggi. Se ne giocherà due DeMa, il movimento di Luigi De Magistris: ad Arzano e a Bacoli. In tutto le sfide del 25 giugno per decidere il sindaco di Comuni con oltre 15mila abitanti saranno 111. Per 51 volte sarà centrosinistra contro centrodestra. In sei occasioni il M5s affronterà il centrodestra, in altre 6 il centrodestra se la vedrà con il solo Pd. Ma anche qui c’è spazio per ogni sogno: in un caso, a Erba, Lega Nord e Forza Italia si scontreranno contro il candidato dei Fratelli d’Italia; a Martina Franca, in Puglia, il Pd se la vedrà con il candidato fittiano di Direzione Italia. Perfino Fare, con la compagna del capo, Patrizia Bisinella, si è guadagnata un posto per tentare di buttare giù il centrodestra a Verona; a Tarquinia la partita sarà centrodestra contro centrodestra. Le civiche contendono i Comuni ai partitoni in 20 Comuni, da Nord a Sud, da Rivalta di Torino a Paestum, da Jesi a Belluno. Secondo Quorum per SkyTg24 il centrosinistra nei Comuni superiori è in testa in 45 Comuni: fa cifra pari con il centrodestra. Il M5s aspetta ancora l’esito del riconteggio di Asti per capire se i suoi ballottaggi sono 9 o 10. Lega Nord e Fratelli d’Italia dimostrano la loro forza sul campo, come hanno detto queste Comunali.
È nelle pieghe della politica di periferia, lontana dai talk show, che trovano spazio anche facce più o meno conosciute. Chi, magari, non riesce a farsi spazio nella rissa totale dei Palazzi romani. Il sindaco di Cappadocia (L’Aquila) è Lorenzo Lorenzin, poliziotto del reparto mobile e soprattutto fratello della ministra della Salute Beatrice. Dopo aver mancato il successo cinque anni fa, l’ex direttore del Tg1 Giulio Borrelli è riuscito finalmente a indossare la fascia tricolore nel suo paese natale, Atessa, in provincia di Chieti. L’ex segretario generale del Coni, Lello Pagnozzi, dopo essere stato a capo missione degli atleti italiani alle Olimpiadi dal 1994 al 2022 si è messo alla testa di una coalizione di centrosinistra (Pd compreso) portandola al ballottaggio a Frascati, sua città d’adozione. A Ponza qualcuno ha invece vissuto come una liberazione la sconfitta del sindaco uscente, l’ex conduttore della Vita in diretta Piero Vigorelli: in porto c’è stato anche chi ha suonato le campane.